Egregio Direttore,
vedo con favore che qualcosa si sta muovendo a livello ministeriale nel senso dell’equiparazione tra impiego pubblico e privato. Non comprendo infatti l’attuale disparità normativa e sindacale tra i due settori, né le eccessive tutele che immeritatamente proteggono i lavoratori del Pubblico impiego. A norma di Costituzione per i lavoratori dei due settori dovrebbero vigere le stesse normative contrattuali e disciplinari, il che non mi risulta che finora sia avvenuto o avvenga. Stabilità, inamovibilità, e praticamente impossibilità al licenziamento anche per giusta causa sembra che finora abbiano “protetto” i lavoratori pubblici, in special modo quelli meno produttivi, più poco o nullafacenti, più “lavativi” e più assenteisti, a svantaggio di quanti invece lavorano onestamente, con passione e serietà, supplendo alle inefficienze dei primi. Calpestando ogni logico criterio di “meritocrazia” ed a svantaggio di tutta la collettività. Sono note a tutti le inchieste giornalistiche relativamente a questi aspetti poco edificanti (e sono purtroppo numerosi) che coinvolgono molti operatori del pubblico impiego. Mi chiedo se è possibile tollerare ulteriormente una tale situazione. E soprattutto com’è possibile che i “dirigenti” non facciano nulla per migliorarla. Sicuramente ci giocano molti fattori estranei che col lavoro c’entrano poco, come il protezionismo di certi lavoratori da parte di apparati politici e sindacali, una normativa nebulosa e iperprotettiva che consente di tollerare certi abusi, ma indubbiamente credo anche LA MANCANZA DI ADEGUATI CONTROLLI DA PARTE DELLA “DIRIGENZA”, vuoi per ragioni di quieto vivere – di marca tipicamente italiana – vuoi per tacite reciproche connivenze (tu non controlli me ed io non controllo te). A mio avviso, come sempre, il pesce puzza dalla testa, in altre parole sta nella DIRIGENZA il nocciolo del problema: se tutti i Dirigenti adempiessero con serietà alle funzioni del loro ruolo, e soprattutto a quelle di controllo sul personale dipendente, senza dubbio si abbatterebbero quei malanni cronici sopra ricordati che – salvo alcune eccezioni – fanno del pubblico impiego un carrozzone burocratico poco efficiente ed un peso per tutta la Nazione. Anche se bisogna onestamente riconoscere che pure esistono tante isole felici, dove gli operatori pubblici ed i loro Dirigenti si prodigano per dare agli utenti prestazioni tempestive e di alta qualità, nonostante la farraginosa e complicata selva di leggi, norme e regolamenti, spesso di non facile interpretazione, in cui devono districarsi.
E’ sulla “Dirigenza” oltre che sulla “semplificazione delle normative burocratiche” che deve far leva il nuovo Governo dei tecnici, sperando che riesca là dove per vari e arcinoti motivi non sono riusciti i governi dei politici, se vogliamo una burocrazia pubblica più efficiente, più agile e più snella, in sintonia con la società ed i tempi attuali di rapidi cambiamenti. Anche per favorire e non ostacolare, come spesso ora avviene, le iniziative dei privati, dei giovani e degli imprenditori, il cui entusiasmo e motivazione iniziali vengono spesso spenti proprio dalle complicazioni burocratiche, oltre che dagli eccessivi costi del lavoro, costringendoli talora a dislocare le produzioni in paesi esteri con tutti gli svantaggi che ne conseguono per il nostro Paese.
Giovanni Dotti