Se le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti corrispondono alla verità, le grandi opere pubbliche che saranno realizzate nei prossimi anni costeranno agli italiani oltre 90 miliardi di euro in più (precisamente 93,6). A queste conclusioni è giunta la Cgia di Mestre che ha stimato gli effetti della corruzione che, secondo quanto ha denunciato qualche giorno fa il Procuratore generale della Corte dei Conti Salvatore Nottola, farebbero lievitare i costi delle grandi opere pubbliche del 40%. Vista da Messina questa notizia fa rumore: sacco edilizio, riqualificazione urbana, water front, appalti in genere. Se la trasparenza diventa una moda, mamma mia che gran casino per la politica creativa: quante opere finanziate dallo Stato sul nostro territorio, sono state completate? Boh! Ovviamente, la nostra provocazione vi porta in una terra assolutamente incognita e fare delle previsioni è ancora più problematico. Chi sono stati i buoni e chi i cattivi tra gli amministratori degli ultimi vent’anni? Dimostrarlo non è mai facile ma basterebbe guardarsi intorno per farsi una idea. La trasparenza in politica non guasta mai e darsi finalmente delle regole sarebbe auspicabile visti i chiari di luna del Paese. Il tema degli appalti, delle commesse pubbliche ha sempre suscitato forti polemiche e persino innescato delle inchieste. A esser fiscali, però, i risultati ottenuti a Messina dalla magistratura sono stati modesti rispetto la mole di lavoro. In tanti hanno superato indenni i processi e moltissimi addirittura sono stati archiviati senza neppure l’onta di un rinvio a giudizio: gli unici a pagare – sempre e comunque – i giornalisti colpevoli di aver fatto nel corso delle indagini nomi e cognomi. Messina zona franca? Probabilmente, negarlo è comunque impossibile. La verità è che senza investimenti e scommesse imprenditoriali serie questa città scartata dalle istituzioni resterà povera e in balia dei furbi. Quanto i cittadini onesti potranno resistere?