Le adunate giovanili sono bellissime: c’è sempre qualcuno che si ritiene il più figo. L’elezioni universitarie che si sono svolte a Messina hanno confermato la regola: niente è come sembra. La politica è sempre più scadente tanto che possiamo sostenere, senza paura di essere smentiti, che oggi all’Università non nascono ma muoiono le idee. E che oggi – a urne aperte – il pensiero è solitario. Certamente non è donna. È un pensiero che si misura sulla prova di forza, sull’imbroglio, sugli accordi non rispettati. Da un concetto simile nasce il nuovo panorama studentesco che dovrebbe far crescere l’Ateneo. Alimentare pensieri e movimenti è un mestiere, sia pure esercitato per motivi nobili, dalla cultura alla giustizia alla Sanità. Sono temi che incantano gli studenti, ma di cui si vedono le miserie nella politica quotidiana. E difatti tutto il gran parlare che colora i vari appuntamenti elettorali diventano – a urne aperte – squallide battaglie, insulti incivili, sgambetti tra alleati, doppiezza e così via, sino al paradosso di non far votare quelli del Pd anche a costo di rischiare di perdere qualche pezzo per strada. Così, più cresce il numero delle celebrazioni di massa, più si allunga la vacanza del pensiero. Strano a dirsi ma all’Università di Messina vince chi perde e perde chi vince. Il cervello fa difetto ai tanti tromboni che oggi esultano convinti di aver fatto l’impresa: ci manca il tempo per capire come mai non c’è luogo né Palazzo di Messina dove non succeda qualcosa di grave e di irreparabile. Lo abbiamo scoperto incrociando dati economici e analisi sociologiche. Le adunate giovanili sono bellissime, ma tutto non può ridursi solo a un gioco di società o a una festa.