Egregio Direttore,
se è vero, come scrive il Sig. G.P. (lettera 137/7 su VARESE NEWS), che la somma dei denari di ogni cittadino italiano copre di 10 volte il debito pubblico accumulato nel tempo, se ne deduce che se gli Italiani investissero parte dei loro contanti in titoli di Stato il debito stesso sarebbe presto accantonato e le nuove emissioni vedrebbero notevolmente ridursi gli interessi da erogare ai sottoscrittori. Pur non essendo un esperto di finanza credo che la notizia corrisponda a verità, in quanto nonostante l’agenzia di rating Moody’s abbia declassato i nostri Buoni del Tesoro, e l’ormai famoso “spread” rispetto a quelli tedeschi sia risalito alle stelle, gli investitori finanziari (e credo in larga parte le Banche) all’asta di qualche giorno fa hanno acquistato massicciamente i nostri bond (“inaffidabili” secondo detta Agenzia!) a tassi non particolarmente elevati. Perché? mi chiedo. Probabilmente perché nonostante tutto rendono abbastanza bene (certamente più di quelli tedeschi) e sono ritenuti “abbastanza sicuri”! Infatti se anche il convento è povero i frati sono grassi: la ricchezza privata in Italia gode di ottima salute (lo diceva anche Tremonti) e in buona parte deriva dai soldi sottratti allo Stato negli ultimi decenni con evasione, elusione, corruzione, gratificazioni assurde e ingiustificate come pensioni anticipate, assunzioni eccessive nel pubblico impiego per motivi clientelari, proliferazione dei posti “apicali” ovviamente ben remunerati, eccessive retribuzioni ai politici (il cui numero è lievitato enormemente ad ogni livello, anche con la creazione di nuove Province inutili), spese pubbliche esorbitanti in ogni settore (anche nella Sanità), elargizioni clientelari per lo più ingiustificate a privati sotto forma di “consulenze”, appalti e lavori pubblici strapagati (all’estero costano meno della metà) anche se spesso inutili e neppure terminati, spese militari eccessive, ecc. ecc. Per questo la “cura Monti” rassicura i mercati, anche se iniqua e nociva sotto il profilo sociale (non solo i Sindacati ma anche il neoPresidente di Confindustria, che rappresenta in particolare gli industriali medio-piccoli, l’ha aspramente bacchettata) e negativa rispetto al rilancio dell’economia e del lavoro (che – è inutile illudersi – non potrà mai avvenire con i provvedimenti presi finora). E’ per questo, perché sanno che una parte degli Italiani è straricca (lo vediamo anche dalle statistiche: notevole flessione del mercato delle auto medio-piccole, oltre – 20%, e costante aumento di quello dei SUV e delle grosse cilindrate, come pure dell’alta moda, degli yacth e di ogni tipo di beni di lusso!) che i mercati “si fidano” dell’Italia, perché sanno che i soldi ci sono, anche se nelle mani di pochi, e che il temuto “default” è assolutamente improbabile se non impossibile (e se anche il lavoro è esportato nei “paesi emergenti” e la disoccupazione aumenta il ritorno in valuta in Italia è assicurato). Auguriamoci almeno che il neoMinistro dell’Economia Vittorio Grilli intensifichi la lotta all’evasione fiscale (le moderne tecnologie possono aiutare notevolmente in tal senso se adeguatamente utilizzate) e si impegni a portare a termine in breve tempo quell’ accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani illecitamente esportati in quel paese (seguendo il buon esempio di Germania e Gran Bretagna) e a livello europeo per la tassazione delle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax), nonché provveda all’accatastamento degli oltre 2 milioni di immobili non ancora censiti dal Catasto in modo che paghino le tasse dovute (e gli arretrati! se fossimo in uno Stato serio). E speriamo anche che imponga per legge che almeno una parte dei redditi più alti (come quelli di imprenditori, Parlamentari, manager pubblici e privati, banchieri, Vip dello spettacolo e dello sport, ecc.) venga investita in Titoli di Stato italiani (che come si vede sono abbastanza sicuri e redditizi), in modo che anche chi ha di più anziché esportare valuta nei “paradisi fiscali” concorra alla politica di risanamento del debito pubblico che questo Governo persegue.
Giovanni Dotti