Per l’onorevole Roberto Corona da Messina la massima “chi sbaglia paga” non esiste. Mentre nel resto del Paese si discute su politica & questione morale lui torna alla carica per farsi ricandidare dal Pdl all’Assemblea siciliana pur essendo ancora sottoposto a un procedimento penale molto complesso. A conferma che in realtà della legalità, della trasparenza, dell’essere onesto importa a pochi. Certamente non allo stesso onorevole Corona e neppure ai tre “giudici – politici” del partito di Berlusconi: Giuseppe Castiglione, l’On. Dore Misuraca e il Sen. Domenico Nania, Co-Coordinatori siciliani. Sono stati proprio loro che dopo aver incontrato l’onorevole Corona per un colloquio personale sui temi della politica e sulle prospettive future, hanno riconosciuto il valore dell’esperienza politico-amministrativa dello stesso (!), le sue qualità umane, la storica militanza nell’area moderata, la rigorosa linearità e la coerenza dimostrate in tutti questi anni rispetto alle varie vicende politiche e di partito, la incisività del mandato ricoperto, anche quando il gruppo del PDL si è ritrovato a ricoprire il difficile e impegnativo ruolo di opposizione. E delle accuse mosse dalla Procura di Roma? Dei debiti per 300 mila euro contratti dalla società di basket dell’Ascom Patti con atleti e staff tecnico chi ci mette la faccia? Ricordiamo che stiamo parlando di un uomo (Corona) che dovrebbe garantire la comunità con la sua specchiata onestà. Ma a queste domande così semplici e dirette, Castiglione, Misuraca e Nania non sembrano voler rispondere, né risponde lo stesso Corona che glissa sull’argomento fregandosene di fatto degli atleti e delle loro famiglie, creditori dell’Ascom Patti di una somma consistente che, guarda caso, euro più, euro meno, è la stessa che ci vuole per una nuova campagna elettorale (300 mila euro!). Per noi, è la più offensiva delle risposte che può dare un politico ai suoi elettori. La politica del mordi e fuggi (un uomo vale per la sua parola d’onore, caro Corona) sembra infatti ispirata al Berlusconi delle vignette, a quello deformato dal comico di turno. E dunque il peggior nemico del Pdl siciliano non si chiama PD, SEL, IDV, MPA, UDC ma Roberto Corona, uomo tuttofare della Confcommercio di Messina e deputato in carica del PDL che cercava di far politica distribuendo amicizia e garanzie, a destra e a manca e procurando così facendo, problemi a molte aziende e istituti di credito per delle garanzie non troppo in regola, secondo i PM di Roma. "Sono sempre più convinto – si è giustificato con i tre suoi ‘giudici politici’ Corona – che i reati finanziari che mi vengono contestati nell’ambito della mia attività professionale, rispetto ai quali sono totalmente estraneo, saranno presto chiariti nella sede processuale propria. Certo come sono di poter dimostrare la mia più completa innocenza, non a caso, non ho scelto comode scorciatoie processuali, ricorrendo al patteggiamento. Tutti sanno – ha precisato il deputato – che ho dedicato la mia vita al servizio politico, sociale e, in particolare, che, sul piano professionale, sono stato impegnato a favore del sindacato degli imprenditori economici, creando e sviluppando, negli anni, iniziative utili e favorevoli all’accesso al credito. Proprio in questa ottica, è stata aperta a Roma una dimensione nazionale, affidata a soggetti terzi che, operando in totale ed esclusiva autonomia ed agendo, purtroppo, in malafede, hanno commesso gravi illeciti, di cui dovranno rispondere personalmente nelle aule giudiziarie. Confidando nell’operato della Magistratura, da uomo libero e che non ha riportato alcuna condanna – ha concluso Corona – attendo serenamente che, dagli accertamenti giudiziari, grazie anche agli elementi di prova che sarò in grado di fornire, venga dichiarata la mia completa estraneità rispetto ai fatti contestatimi e la mia più assoluta buona fede”. Insomma, Messina, la Sicilia è ancora terreno fertile per il messaggio di questa politica e lo dimostra la noncuranza nell’accettare colpe e debiti come se chi sbaglia ed è potente non debba pagare mai il prezzo della colpa, dell’errore, del calcolo. Quelli come l’onorevole Corona così facendo dimostrano non di avere a cuore gli interessi della comunità bensì i propri e quelli dei propri cari. Nessuno li può giudicare, nessuno li deve criticare. Semmai ossannare perché appartenenti a una razza particolare, quella dei capi, dei predestinati. Per la politica abituata a non chiedere mai scusa c’è sempre una seconda, terza, ottava vita. C’è una resurrezione dopo il carcere, una rinascita politica dopo le manette. Perché solo loro sono i padroni del proprio destino e se un giudice indaga che importanza può avere? Si prende un bel respiro e si mette pace nella propria testa, tra quello che è possibile e quello che certamente non lo è. Debiti? Polizze? Finanziamento illecito? Il consenso elettorale, la clientela politica garantisce a loro l’impunità, l’assoluzione a vita anche senza una sentenza di un tribunale. Guai far loro le pulci, guai ricordargli che i debiti vanno onorati, questo giustifica l’onorabilità di un uomo e non le schede nelle urne. Ma ecco che Corona riconsegna la politica alla magistratura, spiazzandone ancora una volta la funzione. E spiegarlo agli elettori siciliani, potrebbe essere più complicato delle procedure dell’Imu. Nei ragionamenti e nelle azioni di un bravo amministratore occorre più semplicità. La politica ha bisogno di maggiore onestà, di trasparenza, di etica, di morale. Riconoscimenti questi che, piaccia o non piaccia, hanno rafforzato il convincimento a noi della impresentabilità di Roberto Corona a meno che non faccia chiarezza e paghi i suoi debiti. Guai a coloro che vogliono finanziare la politica, contare di più dentro il partito, farsi notare a discapito della lealtà e tenere la scena comunque, anche quando non si potrebbe. Proprio per questo è necessario predisporre liste pulite e non aperte a quelle figure piene d’ombra, cariche di accuse e reati. Se si vuol combattere la crisi, l’antipolitica occorre sottrarsi alle tentazioni e poco importa che siano energie, vecchie e nuove. Giuseppe Castiglione, Dore Misuraca e Domenico Nania prima di dire che Roberto Corona è un bravo onorevole leggetevi le carte, ascoltate i creditori perchè l’anima di un uomo non diventa più linda spruzzando un prodotto in gola. Se davvero avete in mente obiettivi importanti e sociali come quello di affrontare e risolvere i grandi problemi, che ancora affliggono la nostra isola non potete farvi rappresentare da uno che sfugge ai suoi creditori. Dare patenti di moralità a Corona non è proprio la maniera migliore per risanare i Palazzi, far crescere la Sicilia.