Egregio Direttore,
solo un capitalismo aggressivo, disumano e perverso, è riuscito a spezzare quella “solidarietà” delle classi lavoratrici e ha fatto prevalere l’egoismo, l’individualismo più becero e meschino, minando quel “patto di solidarietà” che legava tra loro le varie categorie dei lavoratori e che si era espresso prima con le Cooperative operaie e successivamente col Sindacalismo di ispirazione socialista e cristiana. E provocando “una preoccupante e precipitosa caduta dei Diritti Umani”, come ben scrive Giosuè Romano. Ora il povero si disinteressa del più povero, chi ha qualcosa di chi ha meno di lui, e questi di chi non ha nulla, come scrive un altro lettore, come in una catena di Sant’Antonio all’incontrario.
E questa mentalità ha pervaso anche il mondo cattolico che, con le sue diatribe e divisioni intestine, nelle sue alte sfere pensa più alla gestione temporale del potere e delle finanze (pur necessaria) che a quella spirituale delle anime, e che in certe sue espressioni assistenziali e con la prepotenza di certe associazioni, divenute praticamente centri di potere politico-economico-finanziario e gestionale, della “solidarietà” ha fatto spesso un uso distorto, riducendola quasi ad un “mestiere” spesso più redditizio per sè che per gli altri (altro che “Farsi prossimo”! seguendo l’invito del Cardinal Martini).
E come la solidarietà tra lavoratori si è rotta, così si è rotta anche quella tra le generazioni, la società nel suo complesso si è incattivita, la povertà è diventata quasi una colpa (se sei povero, se sei disoccupato, è perché te lo sei meritato!) una “rogna” da cui bisogna stare alla larga. Lo Stato non ha soldi per aiutarti, il Governo se ne infischia , gli imprenditori, i finanzieri, gli evasori ed i più ricchi pure, perché mai dovremmo pensarci noi? La “solidarietà sociale” è ormai morta, anche se talora sbuca da qualche parte come spontanea manifestazione di “Volontariato”, l’unica forma che ancora resiste in questa società sfilacciata ed egoista che il Capitalismo è riuscito a creare. E che né la Chiesa né le forze della Sinistra hanno saputo validamente contrastare.
E mentre i grandi strateghi del neo-liberismo e del libero mercato globale si arrabattano maldestramente a livello europeo, come “apprendisti stregoni”, per cercare di tappare le falle di una nave che fa acqua da tutte le parti e rischia di affondare, tanta bella gente piena di soldi – che pur proclamandosi cristiana affama il suo prossimo – vive nell’agiatezza e nel lusso incurante della sofferenza di milioni di suoi simili, in Italia e nel mondo. Perché costoro invece di costruirsi mausolei nella vana speranza di resuscitare in futuro, come zombie ringiovaniti da parrucchini e lifting facciali, durante i loro sontuosi e licenziosi conviti non si fanno ricordare (come già i Faraoni dell’antico Egitto) che anche loro dovranno morire? O forse proprio perché lo sanno e non credono nella vita ultraterrena, se ne infischiano dell’insegnamento cristiano e cercano di vivere il meglio possibile questa “povera” vita in questa “valle di lacrime” (lacrime che però, come pure la “sussidiarietà”- neologismo che hanno coniato in sostituzione della “solidarietà” – pensano sia meglio lasciare agli altri).
Giovanni Dotti