Le mani della criminalità sul circuito della grande distribuzione. A Reggio Calabria 14 persone sono finite nella rete delle indagini in due diverse operazioni che hanno smantellato le mire criminali che condizionavano la gestione di catene di grande distribuzione alimentare. Secondo quanto scritto nel decreto di perquisizione firmato dal procuratore di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza, dall’aggiunto Michele Prestipino e dal Pm della Dda Giuseppe Lombardo, l’imprenditore Carlo Montesano e Giuseppe Rechichi, ritenuto un prestanome della cosca dei Labate di Reggio Calabria, nell’ambito delle procedure fallimentari della Gdm, hanno realizzato una serie di operazioni ‘al fine di agevolare l’attività della ramificata organizzazione criminale ‘ndrangheta e in particolare della preminente articolazione territoriale denominata Tegano di Archi. In particolare, secondo l’accusa, Montesano e Rechichi attribuivano fittiziamente alla società Sica, per l’accusa riconducibile a Rechichi, la titolarità di un immobile della Gdm in relazione al quale Montesano corrispondeva a Rechichi 33 mila euro al mese di affitto.
Canone ritenuto ‘fuori mercato’ dagli inquirenti, anche perchè in parte inutilizzato da almeno cinque anni. L’attività giudiziaria portata avanti dalla Procura di Reggio Calabria ci dà lo spunto per riflettere su quanto accade nella provincia di Messina dove spesso ci siamo scontrati con il potere dei signori dei supermercati: ma voi la crescita di un territorio la negoziereste con gli emissari di non meglio precisati Signori dell’Euro? E allora come si può pensare che a fare gli interessi dei giovani senza lavoro siano complici dei criminali? Detto che siamo più che certi che i fatti sotto esame in Calabria dimostreranno la trasparenza degli imprenditori certo è che molti dubbi affollano la mente di chi è chiamato a commentare certe storie poco chiare. Perché se c’è una categoria discriminata anche in questo campo è senza dubbio quella degli onesti. Guai a annusare l’odore dei soldi dei padroni del commercio: la prima risposta sarebbe, licenziamo tutti! La verità è che le imprese non hanno interesse a tutelare i loro diritti. I giovani dentro i supermercati sono merce di scambio; pedine di un grande giro vizioso che lega la politica con il mondo degli affari. Affari spesso sporchi. Sempre più giovani allungano il loro percorso affidandosi a personaggi discutibili: le alternative sono parcheggiarsi all’università oppure i giardinetti pubblici. Ecco perché sarebbe auspicabile che la magistratura facesse chiarezza sull’universo dei centri commerciali per evitare che il futuro di una intera generazione venga messo sul piatto della Legge. A Reggio Calabria la Procura ha finalmente acceso i riflettori, e a Messina quando accadrà? Procuratore Lo Forte non guardi in faccia nessuno e ci regali un’altra pagina di libertà. Noi siamo con Voi!