IL CORAGGIO DI DIRE NO

Egregio Direttore,
come non essere d’accordo con quanto scrive l’illustre prof. Barone nella bellissima lettera (n. 71 del 7 corr. su VARESE NEWS) dal titolo “UN PAESE CHE NON SA DIRE NO” ? Alcuni dei concetti ivi così magistralmente espressi (come ad es.: “… quando e dove non si sa dire più NO … la libertà che si ha è solo la libertà dei servi …”) li avevo esternati anch’io, sia pur embrionalmente, in una lettera alla PREALPINA del marzo 2010 intitolata “Questa è l’Italia che vorrei”, nella quale scrivevo che “SOLO IL CORAGGIO DI DIRE NO RENDE L’UOMO LIBERO”. Apprezzo e condivido anche la sua disillusione, la sua amarezza, il suo “pessimismo razionale” e la sua posizione critica – che definirei “sartriana” – nei confronti di quella ”ortodossia” monolitica che ha sempre caratterizzato i partiti della sinistra italiana ed europea, che rifiuta qualsiasi critica e qualsiasi dissenso. Infatti ho dovuto notare, mio malgrado, che in quei (come del resto anche negli altri) partiti fanno “carriera” solo coloro che si “allineano” al pensiero ed al volere dei capi. Vige il rifiuto di ogni dialettica democratica sia verso l’esterno che al loro interno. Lo sto sperimentando anch’io in questi ultimi tempi, dove tutti i pecoroni yess-men zittiscono e fingono di ignorare ogni voce che “si permette” di contrastare le loro scelte ed i loro piani di saccheggio sulla Città. Maggioranza e Opposizione (ma quale?) unite, proprio un bel connubbio, presago di sventure presenti e future. Ci vorrebbero molti più “Renzi” in Italia per svecchiare la mentalità e cambiare veramente le cose in questo Bel Paese che purtroppo sta andando alla deriva. E che per sopravvivere è disposto a prostituirsi, (s)vendendo i gioielli più belli e più cari per ripianare il mostruoso debito pubblico accumulato negli anni, ma rinunciando a tagliare prebende e privilegi ingiustificati di una élite parassitaria e inconcludente (a cominciare dalla classe politica e dalla burocrazia opprimente e corrotta, ma non solo) che succhia il sangue alla parte più laboriosa, più sana e produttiva della società. Sappiamo tutti ormai bene dove sta il marcio, è inutile continuare a ripetercelo, ma tutto sta fermo, immobile, silenzioso, si finge di cambiare qualcosa per lasciare tutto come prima. E poi vorremmo che la Germania, laboriosa e parsimoniosa, contribuisse ad ingrassare gli ingranaggi della nostra politica folle, fatta di spese faraoniche inutili, di clientelismi, di corruzione e di una burocrazia elefantiasica e improduttiva (e anzi frenante per i settori produttivi) quando noi non facciamo nulla per invertire questa spaventosa e drammatica situazione? Altro che farci illusioni: i correttivi di Monti & C. sono solo pannicelli caldi che fregano le masse ma risparmiano gli straricchi, non creda di accalappiare i merli (come già prima Tremonti con gli Eurobond = mettere insieme le perdite), gli altri alla fine sono più “furbi” di noi e non sono disposti a farsi fregare. Anzi, alla lunga se non cambiamo rotta saranno loro a fregarci!

Giovanni Dotti