Questa crisi economica è divenuta crisi sociale, con gravi ripercussioni per tutti. Non ci sono più soldi come si dice metaforicamente neppure per l’acqua.
Il 38% delle fatture emesse dalle società attualmente o sono parzialmente o pagate affatto come per esempio dal 2010 al 2011 è raddoppiato, da 50 a 100, il numero delle utenze non domestiche di chi non ha saldato le bollette dell’acqua. Dall’inizio del 2012, persiste tale andamento di pagamento catastrofico per le aziende. Nel gennaio del 2012, quattro su 10 fatture non sono state pagate o sono state pagate in ritardo alle società, che vantano un arretrato di milioni di euro. Questa modalità di pagamento riguarda soprattutto le imprese molto piccole e piccole, perché in genere non hanno corpose riserve finanziarie, mentre un quarto dei fallimenti sono dovuti alle fatture non pagate. Non parliamo poi della situazione degli sfratti che è drammatica e nell’anno in corso il numero potrebbe aumentare. Si sbaglia di grosso chi pensa che siano solo famiglie di immigrati o casi sociali. Ci sono famiglie, con uno o entrambi i coniugi in cassa integrazione o rimasti senza lavoro, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, e a pagare l’affitto.
Ma c’è di più. La mancanza di liquidità non colpisce solo i cittadini ma anche alcuni enti pubblici, come nel caso proprio di questi giorni dell’amministrazione comunale di Aversa. Non avendo pagato le bollette della fornitura elettrica per l’immobile del Comando di Polizia Municipale, nonostante l’ultimatum da parte dell’Enel e il distacco (che, di fatto, si sostanzia in una forte riduzione dell’energia elettrica fornita) messo in atto proprio a cavallo del ponte di Ferragosto, i vigili di Aversa sono rimasti al buio.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, servirebbe una direttiva con l’introduzione di una norma che preveda un sistema che darebbe mandato al creditore unilateralmente al giudice competente per il recupero del debito.