Prima la frattura del Pdl e la scissione finiana, poi la nascita dell’area terzopolista, infine l’alleanza Pd-Udc. Spesso le novità e le rivoluzioni politiche, in Sicilia, anticipano scenari nazionali. La storia potrebbe ripetersi anche questa volta in occasione della compagna elettorale regionale più confusa, intricata e ricca di colpi di scena da un po’ di anni a questa parte. Quattro candidati forti, ‘tradimenti’ e ribaltoni, il rischio concreto che non vinca nessuno e che larghe intese diventino necessarie per governare. A ottobre, insomma, l’Isola potrebbe diventare laboratorio in vista di ‘repliche’ nazionali.
Quattro candidati (Crocetta, Micciché, Musumeci e Fava), poli frammentati come non mai e una legge elettorale che sembra fatta apposta per favorire alleanza successive alla chiusura delle urne (un meccanismo che qualcuno vorrebbe replicare per la riforma elettorale nazionale). Il sistema di voto siciliano per l’assemblea regionale prevede un premio di maggioranza di 8 seggi sui 90 disponibili. Ottanta sono assegnati proporzionalmente (più il presidente e il candidato presidente perdente più votato), la soglia di sbarramento è al 5% e non è previsto alcun ballottaggio. Per ottenere una maggioranza, insomma, un candidato dovrà sfidare l’attuale frammentazione e l’impresa sembra ardua. Più probabile costruire l’alleanza post voto. Con quale schema, visto i veti incrociati, resta da stabilire.
Il Pdl, ad esempio, difficilmente potrà governare con Lombardo, tantomeno con Pd e Udc. Men che meno con Micciché, vista la recente frattura. Il partito di Casini ha rapporti difficili con i finiani, comunque meno complicati di quelli tra Micciché e il Pdl. Lombardo non può stare però con l’Udc, mentre non è facile per il partito di Casini sostenere un’alleanza con Claudio Fava e Sel. E Lombardo è amico di Crocetta, ma il Pd è in difficili rapporti con Micciché. Insomma, difficilmente uno tra Crocetta, Micciché, Musumeci e Fava otterrà i numeri necessari a governare con i soli alleati nelle urne. Più probabile che la partita si decida in seno all’assemblea regionale siciliana, dopo il voto.