Sicilia, un voto ai soliti pregiudizi

Che forza questi politici messinesi: nati per comandare, anche se non lo sono capaci. Che fulmine di guerra questo ex sindaco Peppino Buzzanca: un mago del consenso, un profeta della comunicazione. Nessuno che l’ostacoli, nessuno che gli risponda per le rime: una campagna elettorale che sarà un trionfo di menzogne. Da una parte loro, i padroni del vapore, cacciatori di sogni con licenza di trovare sempre più incarichi e poltrone, alzando pretese e mete, dall’altra noi, cittadini che attendono il Messia che risolva tutte le porcherie lasciate in eredità da questa buona politica. Non vogliamo essere distratti troppo dagli slogan di Crocetta e Miccichè su sesso e droga, ci basterebbe un po’ di lavoro onesto: di questi tempi sarebbe già una gran cosa. Certo. I tempi impongono rinnovamento, sacrifici, creatività, ma non ci vengano a dire che il grande sogno rivoluzionario è “scatenare” uno come Cateno De Luca (!) o affidarci mani e piedi a Santi Formica e Roberto Corona per liberare tutto e tutti dai pregiudizi. Saranno stati pure utili a un tipo di società diversamente civile (sanità, credito, commercio), ma per risanare la Sicilia, per ripulire i Palazzi, non ci servono. Mentre i politici scherzano in branco ecco passare sullo schermo lo scheletro di quello che un giorno era Palazzo Zanca: ora tutti i sapienti cercano di spiegare che la colpa del dissesto, la madre di tutti i debiti, era dell’avversario di partito. Loro indignati della cattiva amministrazione, dei conti in rosso dell’Atm e della spazzatura, noi vittime del teatrino. Mentre Buzzanca chiede sostegno, credibilità nel momento del tradimento, e annuncia al mondo intero che è stato un gran sindaco, un gran figo e per questo merita di andare a Palermo, il resto della ciurma si defila come può dal loro capitano: Elvira Amata fa l’eterna candidata quasi fosse la diciottenne a caccia di concorsi di bellezza (cercarsi un lavoro, no?); Orazio Miloro si mette in posa da vice Buzzanca nella speranza che qualcuno si ricordi di lui per le prossime nomine; Melino Capone si lecca le ferite dopo il flop ATM e Pippetto Isgrò si riscopre operaio a tutto servizio per il mecenate Roberto Corona anche se l’impresa è ardua. Comunque vada siamo stati tutti dei truffati, vittime di una classe politica maldestra. Eh sì, da quando si sono uniti tutti insieme per una buona politica a Messina non si vive più di cose normali: chi promette droga, chi sesso, chi polizze assicurative per sbarcare il lunario. Di pagare i debiti causati dalle loro azioni, no?