
Sondaggi neri e alle viste un fitto calendario giudiziario. Sarebbero questi i due elementi che frenerebbero la candidatura di Silvio Berlusconi. "Non bastasse aver passato tre ore in caserma a rispondere alle domande di Antonio Ingroia, ieri al Cavaliere è toccata pure una serata dedicata alla legge elettorale, tema notoriamente in cima ai suoi pensieri. Ma la vera ragione del morale sotto i tacchi è un’altra – scrive Francesco Bei a pagina 11 di Repubblica – . E’ la corona di spine che gli ha consegnato lunedì la sondaggista Alessandra Ghisleri. Numeri impietosi che fotografano l’assoluta mancanza di un ‘effetto Silvio’ sul Pdl. Il partito è infatti inchiodato al 18-20 per cento, gli stessi numeri che aveva con Alfano. Per questo il Cavaliere è di nuovo in preda al dubbio, non sa come andare avanti, se candidarsi o meno. Mentre nel partito – condannato allo stallo – cresce la fibrillazione per questa indecisione del leader. Alfano, dopo il tira e molla a cui Berlusconi l’ha sottoposto per mesi, con tanto di umiliazione sulla ‘mancanza del quid’, ha già messo in chiaro che lui non intende trangugiare altra cicuta: Io non correrò. Scartata quindi l’idea che si possa tornare su Alfano, in un balletto poco dignitoso, ieri si e’ riaffacciata l’ipotesi di organizzare delle primarie, come peraltro era gia’ stato deciso. Si potrebbero svolgere a novembre, vicino a quelle del Pd, creando un effetto convention Usa. Raccontano tuttavia che Berlusconi stia ancora almanaccando sulla possibilità di trovare un candidato nuovo, ‘un outsider, un giovane, magari con qualche importante esperienza all’estero’. Gli piacerebbe un Marchionne giovane, ma al momento ha solo in mano l’identikit. Così, con il Cavaliere poco propenso alle battute e con nulla da annunciare, ieri sera è andato avanti per ore un confronto sulla legge elettorale. Il Pdl infatti su questo argomento è spaccato in due. Da una parte c’e’ chi punta su un modello proporzionale alla tedesca, quello che Gaetano Quagliariello aveva trattato con Luciano Violante prima dell’estate. E’ uno schema che renderebbe più facile per il Pdl rientrare in una futura grande coalizione dato che ogni partito arriverebbe dopo il voto con le mani libere. Inoltre riaprirebbe il casello autostradale verso l’Udc, cosa a cui puntano molto le colombe del Pdl. Al Senato questa carta si potrebbe giocare subito, tanto che Renato Schifani sta premendo in tutti i modi per sbloccare l’intesa e ieri ha fatto filtrare tutta la sua <<irritazione>> per l’ennesimo buco nell’acqua. Una presa di posizione che ha raccolto il plauso, guarda caso, di altri due centristi filo Monti come Lorenzo Cesa (Udc) ed Enrico Letta (Pd). Ma c’e’ una corrente potente nel Pdl che tira dalla parte opposta e punta a chiudere un accordo con il Pd su una legge elettorale vicina al Provincellum, con un terzo di parlamentari eletti in liste bloccate e un premio di maggioranza del 15% al primo partito.
E’ Denis Verdini il capofila di quest’ala e ieri sera si e’ detto ancora convinto di poter ‘portare a casa l’intesa con il Pd nelle prossime 48 ore’". Ma il tema centrale e’ la candidatura del Cav: c’e’ chi attende l’annuncio alla festa di Atreju a Roma il 14 settembre, ma oltre ai sondaggi pesano le preoccupazion giudiziarie. "Pure ammesso che abbia appagato i pm giunti dalla Sicilia, e’ quasi certo che Berlusconi si trovera’ in futuro alle prese con quelli di Napoli e di Bari per l’altro presunto ricatto (protagonista non Dell’Utri ma Lavitola). A ruota – scrive Ugo Magri a pagina 9 della Stampa – piombera’ la sentenza di primo grado per Ruby: l’avvocato Ghedini dice non prima dell’anno prossimo, pero’ il suo cliente si fa poche illusioni. Di qui alle urne, rischia di tornare molto spesso in prima pagina.
Pero’ non per le iniziative politiche, come lui gradirebbe, bensi’ per queste storie poco commendevoli. Se il Cavaliere non ha ancora sciolto la sua riserva (ricandidarsi premier per la sesta volta), certamente qualche remora gli deriva proprio dalla condizione giudiziaria perennemente in bilico".