RIFORMARE PROVINCE E REGIONI

L’abolizione e l’accorpamento delle province secondo l’attuale schema del Governa scontenta e danneggia il Cittadino e non raggiunge lo scopo prioritario del “risparmio della spesa pubblica”.
Il Cittadino comune si sente di appartenere ad una provincia più che ad una regione. Con ciò non propongo l’abolizione delle regioni, ma una revisione più ampia di tutto l’apparato istituzionale periferico e non fossilizzarsi sull’abolizione delle province, le quali è giusto che ci siano e ci restino, eliminando però l’apparato politico attuale. Un altro motivo perché restino è lo stesso che giustificò pochi anni fa, esagerando, l’istituzione di nuove province, quando si ritenne che alcuni comuni distavano troppo dal capoluogo dove i Cittadini si devono recare per il disbrigo di pratiche presso uffici provinciali. (alcune assurde v. Monza, Prato, Rimini ecc… si potrebbero abolire). E non mi si venga a dire che le competenze delle province potrebbero passare ai comuni, in quanto vi sono servizi e competenze che non possono essere svolte da ogni singolo comune. Esempio l’acquedotto: ogni comune, grande, medio o piccolo dovrebbe scavare un pozzo e costruirsi il proprio acquedotto ? E se un comune non ha una falda acquifera o è insufficiente ? Gli istituti di scuola superiore, che non sono in ogni comune, chi li gestirebbe ? I trasporti extraurbani ? La manutenzione delle strade extraurbane (SP) chi la curerebbe e chi ne sarebbe responsabile? Quali e quante diatribe e inefficienze sorgerebbero ? E così per tanti altri servizi.
Per sintetizzare :
No alla istituzione della Macroregione Nord, (la cui idea è scaturita da qualcuno che aveva bevuto troppo).
No all’abolizione degli uffici periferici dello Stato.
Sì ad alcuni loro accorpamenti e ad una maggiore informatizzazione e dialogo tra gli stessi per migliorare le funzioni, ridurre le spese, ridurre la burocrazia e poter eseguire maggiori controlli incrociati.
Sì all’accorpamento dei piccoli comuni
Sì alla riforma delle province come organo decentrato delle regioni, mantenendo i servizi e le competenze ed eliminando l’apparato politico (Presidente, Assessori e Consiglieri) che verrebbe sostituito da un Consiglio di tot Sindaci, non retribuiti, nominati tra quelli della propria provincia, e valutare l’eventuale unificazione con gli uffici delle sedi provinciali delle regioni.
Sì all’abolizione degli Enti inutili.
Sì all’abolizione delle province autonome e delle regioni a statuto speciale. (hanno abusato in maniera scandalosa della loro autonomia).
Sì all’accorpamento delle regioni, da 20 a 12: 1) Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta; 2) Lombardia; 3) Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia; 4) Emilia Romagna; 5) Toscana; 6) Marche e Umbria; 7) Lazio e Abruzzi; 8) Campania e Molise; 9) Puglia; 10) Calabria; 11) Sardegna; 12) Sicilia; (la Basilicata da decidere, con Campania, Puglia o Calabria).
Eliminando un migliaio e più di questi amministratori con lauti stipendi e privilegi vari, e tantissimi super dirigenti con tutti i relativi apparati burocratici e amministrativi, vi immaginate quanti miliardi si risparmierebbero senza che il Cittadino risentisse del ben che più minimo disagio.
Sì alla imposizione di “paletti” alle spese regionali e cioè: riduzione ed uguaglianza degli stipendi ai governanti; il costo delle spese sanitarie, scolastiche, assistenziali ecc., in rapporto al numero di abitanti, non deve superare quello della regione attualmente più virtuosa, e così per il numero dei dipendenti di tutti gli Enti pubblici.
Sì all’abolizione delle sedi di rappresentanza regionale in Italia, in Europa e nel mondo. (sarebbe sufficiente fare riferimento alle Ambasciate e Consolati Italiani).

Martino Pirone