Pino Foti, segretario generale della FILT Messina, la categoria della Cgil che segue il settore trasporti, interviene con una nota sulla situazione dell’ATM, l’azienda pubblica di trasporto della città dello Stretto.
“Il disastro dell’ATM – scrive Foti- era certo, così come certa ne è anche la responsabilità che non può essere di tutti e quindi di nessuno. C’è poco da stupirsi per quanto sta accadendo in queste ore. L’interruzione del servizio pubblico e la minaccia ai 600 posti di lavoro è stata annunciata, scritta e gridata da anni, in tutte le sedi. Anche dal palco per il pubblico quella sera che il consiglio comunale decise di votare la liquidazione della partecipata perché, almeno così assicuravano, solo in questo modo si salveranno il trasporto pubblico e i lavoratori.
Invece, come previsto, non si è salvato nulla dopo quel voto, e anzi i creditori hanno immediatamente sospeso i servizi ed aggredito l’azienda per ottenere ciò che con una società in liquidazione si rischia di perdere, i crediti.
L’ATM, si dirà, è così da anni. Con risorse continuamente dimezzate e mezzi vecchi. Ogni mese la partecipata è costretta a scegliere se pagare i lavoratori o altro. Come se lo stipendio per i lavoratori non fosse un obbligo o un costo fisso, al pari di carburante e assicurazioni, ma avesse la stessa variabilità dei dividendi per gli azionisti.
Nessuno riuscirà mai a comprendere a cosa serve un’Amministrazione comunale se non a fornire ai cittadini servizi indispensabili come questo, ma l’autobus che non passa e i lavoratori che non prendono lo stipendio sono purtroppo da anni diventati una dolorosa abitudine a cui nessuno ha fatto più caso e che mostra l’incrollabile spirito di adattamento e rassegnazione dei messinesi. Forse proprio per questo spirito l’amministrazione comunale dopo 4 anni in cui non ha mosso un dito, tranne nominare commissari, ha fatto votare la messa in liquidazione dell’azienda e si è fatta confezionare un nuovo piano industriale, da consegnare ai posteri. Come a dire vedetevela voi. Nessuno vuole togliere alle passate amministrazioni la propria parte di responsabilità, così come nessuno può nascondere episodi di malcostume all’interno dell’azienda che vanno individuati e sanzionati, ma non si può fare confusione e confondere le acque dicendo che responsabili sono tutti per sostenere alla fine che responsabile è nessuno.
L’ATM è una partecipata del Comune ed è quindi l’amministrazione in carica che ne nomina vertici e organi di controllo, così come spetta al Consiglio comunale verificarne e avallare l’operato. Non ci sono di conseguenza terze figure che possono limitare la gestione o ne possano impedire il controllo ma solo un acclarata incapacità ed un colpevole ritardo.
L’amministrazione Buzzanca, l’ultima in carica, ha avuto 4 anni di tempo per accertare responsabilità, modificare l’azienda e cambiare controllori e controllati. Non ne conosciamo i motivi ma non ha fatto nulla di ciò ed ha invece preferito perdersi negli inconcludenti annunci, tirando a campare, come se non vedesse il progressivo taglio di risorse che ogni anno il governo nazionale disponeva per gli enti locali e non riuscisse a comprendere che di conseguenza ogni giorno trascorso avrebbe reso solo più complicata qualsiasi azione.
Dal governo regionale non è certamente venuto alcun aiuto ma non si può dire che l’assessorato preposto non abbia in merito avanzato per tempo precise richieste e che queste non siano state sempre puntualmente disattese da Palazzo Zanca, snobbate come gli incontri che faticosamente il sindacato ha cercato di costruire nella speranza di mettere una buona volta tutti di fronte le proprie responsabilità. Si è artatamente scelto lo scontro, col sindacato o con la regione perché quando non si hanno soluzioni è più utile buttarla in caciara ed additare al nemico che ci impedisce di ogni mossa. Adesso il re è nudo, l’azienda è al tracollo malgrado gli sforzi sostenuti da anni dai lavoratori, e il pallino resta purtroppo nelle mani del commissario Croce e del Consiglio comunale. Si può continuare a disquisire come si vuole su questa triste vicenda, continuando a credere che non ci appartenga e che non comporti invece così com’è il blocco di un servizio necessario e il dramma per la perdita di altre centinaia di posti di lavoro in questa città. Si può addirittura continuare a sussurrare che in fin dei conti anche il sindacato e perché no anche i lavoratori hanno i loro scheletri negli armadi. Ma non si può più nascondere ciò che è chiaro da 4 anni”.