Le ultime notizie emerse da diversi organi di stampa in merito alle difficoltà finanziarie in cui versa il Comune di Messina, non fanno che confermare l’allarme lanciato lo scorso 11 settembre dal Comitato di Presidenza dell’Ance Sicilia in merito ai serissimi rischi di implosione del sistema produttivo edile con gravi conseguenze anche sul piano della coesione sociale.
Per questo, i Presidenti di Ance Sicilia e Confindustria Sicilia, Ferlito e Montante si sono impegnati a porre in atto delle iniziative congiunte nei confronti sia del Governo Regionale che di quello Nazionale.
Le imprese, infatti, non possono essere stritolate dalla morsa dei crediti vantati nei confronti di Regione ed enti locali, in conseguenza, soprattutto, dello sforamento o delle minacce o dei rischi di sforamento del patto di stabilità. I dati forniti ad Ance Sicilia dal centro studi dell’Ance Nazionale danno un importo di circa un miliardo e mezzo di euro di crediti vantati dalle imprese edili nei confronti della Pubblica Amministrazione, con un calo di circa 46.300 occupati dal 2008 al 1° semestre 2012, cui si aggiungono altre 30.000 unità per l’indotto, con il fallimento di centinaia di imprese. Le norme europee prevedono il pagamento a 60 giorni, mentre gli imprenditori siciliani si trovano a gestire una attività essendo obbligati a pagare dipendenti, contributi previdenziali, imposte, cartelle esattoriali entro scadenze inderogabili e con pesantissime sanzioni, e riscuotendo i crediti a 400 giorni, se non di più, o, come nel caso del Comune di Messina, con il rischio di un paventato blocco dei mandati almeno fino a marzo 2013.
L’Ance Nazionale spinge per la regionalizzazione del patto di stabilità che ha prodotto, comunque, risultati positivi nelle 16 regioni italiane che, nel 2012, hanno adottato questo metodo. La Regione Sicilia non ha aderito a questa possibilità data dal DL 95/2012 (il cosiddetto spending review 2).
E’ indispensabile, però, malgrado l’approssimarsi delle elezioni regionali non consenta di avere interlocutori certi in ambito regionale, che dalla Regione Sicilia e dal Governo Nazionale provengano segnali di fiducia alle imprese, attraverso provvedimenti che sostengano i sistemi produttivi e non siano, ad esempio, deroghe al patto di stabilità per stabilizzare le sacche di lavoro precario.
Il permanere dell’attuale stato di inerzia, secondo i costruttori messinesi, non potrà che acuire e rendere probabilmente senza via di uscita, lo stato di profondissima crisi in cui versa il settore edile nella nostra provincia.