I cittadini messinesi guardano fuori dalle finestre per capire se ci si può fidare del Commissario – magistrato Luigi Croce. Troppe volte sono rimasti scottati dal "rinnovamento dei Palazzi". Si chiedono: possiamo fidarci di lui? Noi siam certi di sì. Croce è una persona onesta! Conosce il diritto e non guarda in faccia nessuno. Lo dimostra la serietà della Procura da lui diretta. La politica però ha tante piccole armi per tenere a bada il commissario: cerca l’intesa, prova a far melina sui conti in rosso. Già, il Bilancio che certifica il buco! La commedia della Giunta Buzzanca è stata scoperta, ci voleva poco, i conti non tornavano da tempo. Anche se l’assessore Orazio Miloro che oggi annuncia al mondo intero che sarà il prossimo sindaco (tocchiamo ferro!) diceva l’esatto contrario: che sia diversamente sincero? Ogni assessore ha la sua ricetta, più o meno originale. Ma al Bilancio anzichè sciogliersi, la matassa si ingarbuglia. Tra le deleghe assessoriali, la più importante è anche la più oscura: il bilancio. L’assessore competente raramente balza agli onori della cronaca. Solo in sede di approvazione, ottiene qualche visibilità. Eppure il bilancio rappresenta il documento ordinamentale nella vita di un Ente. Spesso la preoccupazione è quella della quatradura dei conti. La lettura delle voci (in particolare, quelle di spesa) consente tuttavia di comprendere le scelte della Amministrazione.
L’approccio più comune è di carattere ragionieristico. E’ comprensibile soprattutto quando il risanamento economico-finanziario si pone a fondamento dell’agire. Il punto per noi essenziale è che nel bilancio degli ultimi anni non è ravvisabile alcuna scelta. Difficilmente, infatti, il bilancio consente al cittadino di comprendere che cosa connota una esperienza amministrativa e politica. Nessuna scelta può essere operata perché il fattore che disciplina la relazione tra governati e governanti è la demagogia. E’ lo stesso fattore che produce il triennale delle opere pubbliche (il c.d. libro dei sogni). In periodi di vacche magre, la responsabilità (l’oculatezza e la lungimiranza) dovrebbe avere come unico misuratore il coraggio . . . quello di dire chiaramente ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Presentandosi agli elettori i programmi dovrebbero contenere ciò che si vuole fare e che non si vuole fare; ciò che si vuole anticipare e ciò che si vuole rimandare. Frazionare il poco significa decidere il niente. Frazionare il poco è imposto dalla logica spartitoria di partiti, assessori, consiglieri, dirigenti e clienti. Il frazionare è l’indice del potere dell’assessore e del sindaco. Un potere forte guardando agli equilibri interni, un potere sterile guardando agli interessi della comunità. Per consentire una lettura sostanziale del bilancio, le amministrazione pubblicano il “bilancio sociale”. Dalle nostre parti, questo strumento di celebrativa trasparenza, è in arretrato di almeno qualche anno. Forse, uno strumento, di inversione di tendenza, potrebbe essere rappresentato dal bilancio partecipato (e perché no dal bilancio di genere e dal bilancio di generazione). Ma chi lo vuole? Troppi eccessi. Bisogna risparmiare. Cominciamo dalla democrazia.