Antonio Di Pietro per molti è il simbolo della Legge. Il paladino della legalità. Però Antonio Di Pietro spesso ha trovato mele marce all’interno del suo cestino. In passato come nel presente. A riprova che nessuno, Di Pietro incluso, può dirsi immune dai corrotti, dai truffatori, da furbi che popolano i palazzi della politica. Anche il partito di Di Pietro (Idv) ha i suoi santi peccatori e le prossime elezioni in Sicilia dimostrano che per un pugno di voti tutto fa brodo. Consigliamo a Di Pietro di rileggersi i nominativi che ha messo in lista prima di cadere dal pero se… Perché, le idee televisive di Tonino sono una cosa, la corsa alle poltrone un’altra. Scriviamo questo affinchè domani l’ex magistrato di Mani pulite non possa dire che lui non sapeva. Solo con parole chiare si può restituire ai cittadini la fiducia nella meritocrazia, nelle istituzioni. I dati raccolti da molte associazioni in prima fila contro l’illegalità ci dicono che la corruzione in Italia ha raggiunto livelli allarmanti e può crescere ancora se non si contrasta in modo netto approvando norme adeguate. Lo confermano i dati, i fatti e le storie del dossier “Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce e inquina il paese”, presentato da Libera, Avviso Pubblico e Legambiente, presso la sede della Fnsi, a Roma. “La corruzione tiene in ostaggio la democrazia del nostro Paese – ha dichiarato Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera – e se non ci sarà una trasformazione profonda e radicale delle coscienze, la via del rinnovamento sarà sempre e solo apparente. Il problema più grave nel nostro Paese non è solo rappresentato dai corruttori, ma soprattutto da quanti guardano e lasciano fare”. Il Prof. Alberto Vannucci, docente dell’Università di Pisa e autore del libro Atlante della corruzione (Edizioni Gruppo Abele) afferma che “la percentuale dei cittadini italiani che si è vista chiedere una tangente, secondo i dati Eurobarometer 2011, è del 12 per cento, contro una media europea dell’8 per cento. Si tratta quindi di circa 4 milioni e mezzo di cittadini italiani. Non solo, secondo l’indice di percezione della corruzione di Trasparency International, negli ultimi due anni l’Italia ha registrato il più alto livello di corruzione percepita, superando di gran lunga anche i paesi più corrotti del Terzo Mondo. “La corruzione ha attaccato il concetto di Res pubblica – afferma Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente – Per questo chiediamo che vi sia un aggravio della pena e l’applicazione della norma che prevede la confisca dei beni anche per i corrotti”. La Sicilia, Messina non possono ripartire senza la certezza di una classe politica sana. Se anche Di Pietro non vigila all’interno del suo partito cosa ne sarà della speranza che ripongono i cittadini in lui? Il 28 ottobre i siciliani devono poter votare per chi vogliono con la sicurezza che tutti i candidati sono puliti, etici e onesti. Le indagini giudiziarie però spesso hanno smentito uomini e slogan. La mafia fa schifo, lo sottoscriviamo, ma è forte perchè la cosiddetta antimafia è fragile, debole, ambigua. La mafia ha i suoi pentiti, l’antimafia no! Bisogna dire con forza che le risorse per far ripartire e far crescere la Sicilia, Messina ci sono e vanno confiscate ai corrotti, ai mafiosi e agli evasori fiscali per essere restituite alla collettività. Chi ricopre un incarico pubblico ha un dovere in più, quello di essere e apparire onesto e trasparente, e di salvaguardare la credibilità dell’istituzione che rappresenta. Chi fa politica deve essere responsabile e scevro da ogni ombra, sia per quanto riguarda la sua vita pubblica che privata. In un mondo così, con rispetto parlando, i Carmelo Lo Monte non se li filerebbe nessuno.