Povero Peppino Buzzanca, che figuraccia rischia di essere la sua ambiziosa campagna elettorale: per lui parlano i misfatti. Niente di quanto ha giurato di aver fatto è stato compiuto e soprattutto l’unica cosa che resta al Comune da lui guidato sono i debiti. Palazzo Zanca è a rischio dissesto con i dipendenti dell’Atm che minacciano azioni clamorose dopo che da tre mesi non percepiscono lo stipendio. Due lavoratrici, che insieme ad altri occupano le stanze del Comune, hanno iniziato lo sciopero della fame. Ma non sono gli unici a non ricevere i soldi, l’amministrazione ha difficoltà anche a pagare gli stipendi dei dipendenti comunali e le bollette dell’Enel e ha chiesto infatti ai dirigenti delle scuole di fare un uso parsimonioso dell’energia elettrica. Ma questi dettagli non trascurabili nel volantino per le regionali non sono riportati. Buzzanca ha pensato bene di non menzionare le verità, meglio qualche complice bugia. Magari più di una. Mentre lui promette sogni la lista delle vertenze si allunga: in agitazione i dipendenti delle coop sociali e quelli a dell’Ambiente, che chiedono il pagamento delle retribuzioni arretrate. Buzzanca evita le interviste affidandosi a messaggi elettorali a pagamento: neppure il coraggio di guardare negli occhi il cittadino. Messina è in rosso per i debiti e per la rabbia di essere stata una volta ancora derisa dalla politica che ha tenuto in sella Buzzanca. Il commissario straordinario del Comune, l’ex procuratore capo di Messina Luigi Croce, si trova in difficoltà perchè tardano ad arrivare i finanziamenti regionali e ci sono milioni di euro di debiti fuori bilancio lasciati dalla da Buzzanca. Croce è in difficoltà e Buzzanca vuole essere onorevole? Ma per favore. Il dietologo barcellonese prestato alla politica dovrebbe spiegare come si riduce un comune all’osso: se non a noi ai giudice della Procura. D’accordo che la politica in salsa peloritana è piena di aspetti invisibili, di convenzioni segrete, di riti magici ma Buzzanca e la sua ciurma hanno davvero superato il limite della decenza. Quei milioni di euro che non tornano nel Bilancio targato Orazio Miloro, per esempio, "sono una sciocchezza, un errore da miserabili", rispetto ai tanti aspetti strambi della sua gestione: esperti, assessori, nomine, vendette politiche. La città delle false liti perdona tutto ma non l’essere onesti: ogni buona azione nella Messina dei Buzzanca non resterà impunita. Ma non bisogna aver paura di combattere i cialtroni, ma non bisogna aver paura di essere legati a dei valori. La lotta alla cattiva politica, per esempio, è il luogo dei risentimenti assopiti, il paradiso degli onesti. Basta con gli interessi di bottega, basta con le nomine degli amici, basta con il decisionismo becero. Guardatelo negli occhi il candidato Buzzanca, è un politico finito. Ratifichiamo la sua sconfitta nell’urna. NON VOTATELO! Ed è proprio vero che la disperazione talvolta si fa bella di una sottigliezza derisoria, "il voto dato ai suoi avversari in lista deve fornire le munizioni alla lotta per la legalità". Per noi parlano i fatti!