Rosario Crocetta è il nuovo governatore siciliano, il primo a non essere espressione di una coalizione di centrodestra. Col 31 per cento dei consensi l’ex sindaco di Gela ha staccato di sei punti Nello Musumeci, candidato di Pdl, Pid e la Destra. E con Gianfranco Miccichè (Fli-Mpa-Noi Sud) fermo poco sopra al 15 per cento scavalcato perfino dal grillino, che arriva a sfiorare il 20 per cento (18,2). Ma per Crocetta, alla guida dell’alleanza Pd-Udc, si tratta di una vittoria dimezzata in tutti i sensi. A cominciare dal trionfo dell’astensionismo, che segna un’astensione-record al 47,4 per cento. Senza contare, per di piu’, il boom del M5S, che col 15 per cento risulta la lista più votata dell’Isola, che scavalca di un paio di punti perfino il Partito democratico. E’ anche per questo che, al Nazareno come nella segreteria regionale, si gioisce ma non troppo. Perchè gli ingredienti del voto siciliano riflettono tutti i nodi della politica italiana: una polverizzazione del voto, la significativa ascesa del Movimento cinque stelle, il tonfo del Pdl (che crolla dal 33,5 al 12 per cento), la difficolta’ di creare una maggioranza stabile. E da domani Crocetta sara’ chiamato a trattare per raggiungere la maggioranza dei seggi. Il Movimento cinque stelle si e’ gia’ detto indisponibile e l’esclusione da Palazzo dei Normanni della sinistra radicale e dell’Idv, che appoggiavano Giovanna Marano, obblighera’ il neo-governatore a guardare al centro. Magari proprio all’Mpa di Raffaele Lombardo, che negli ultimi mesi della sua legislatura ha avuto il sostegno del Pd. Intanto, se il voto siciliano potrebbe avvicinare Pd e Udc anche a livello nazionale (Crocetta e’ espressione di quel patto progressisti-moderati che Pier Luigi Bersani immagina al governo del Paese), proprio lo spettro del M5S potrebbe porre all’ordine del giorno una legge elettorale in grado di ridimensionarne l’ascesa. Una "tentazione" che aveva serpeggiato in Parlamento da subito dopo le amministrative di primavera ma che non aveva trovato una convergenza fra i partiti. Che ora, sull’onda del fenomeno grillino, potrebbero pero’ essere piu’ disposti all’accordo.