In un’elezione in cui il vero protagonista è stato l’astensionismo, l’europarlamentare del Pd Rosario Crocetta si è imposto sui suoi avversari diventando il nuovo presidente della Regione Siciliana. Il 61enne ex sindaco di Gela, supportato anche dall’Udc di Casini, subentra a Raffaele Lombardo sulla poltrona più alta di Palazzo d’Orleans in virtù di una percentuale di preferenze che supera il 30%, contro il 25% del diretto avversario Nello Musumeci, candidato del Pdl, e il 18% di Giancarlo Cancelleri, portavoce del Movimento 5 Stelle.
Ma sono sicuramente tante le sorprese che caratterizzano le elezioni siciliane. Innanzitutto il vero e proprio "boom" del partito di Beppe Grillo che, in linea con le proiezioni delle prime ore, diventa il primo partito dell’isola con circa il 15% di consensi. Un risultato, quello dei grillini, che offusca persino il superamento del Pd, al 13%, sul Pdl, al 12%, nella sua storica "roccaforte".
"Con me è la storia che cambia. Nell’isola uno come me non sarebbe mai stato eletto", sono state le prime parole di Crocetta quando ormai il sentore della vittoria era vicino. "Io cercherò la maggioranza in aula sui provvedimenti. Non cederò a nessun inciucio, la mia storia me lo impone".
L’europarlamentare, incontrando i giornalisti nel suo affollatissimo quartier generale di Palermo, ha colto l’occasione per fare il punto su un’elezione che, come ha sottolineato stamani il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, sancisce "drammaticamente" la fine del sistema dei partiti.
"Noi lavoriamo sulla rivoluzione – ha detto Crocetta -, e cominceremo revocando incarichi esosi e poco costruttivi. In questo modo vedremo se questa terra non ha le risorse per rilanciarsi". Sul grande astensionismo, invece, Crocetta ha spiegato: "Dietro chi non vota c’è sempre un segno di disagio, ed in alcuni casi una protesta che non mi sento di biasimare visto il modo in cui è stata gestita la politica in questi ultimi anni". L’imperativo, però, adesso è "abbandonare la protesta, e concentrarsi sul lavoro".
Dall’altro lato, lo sconfitto Musumeci ha commentato l’esito della votazione prendendo atto della vittoria di Crocetta, e auspicando un’immediata ripresa. "Bisogna riflettere su quanto accaduto – ha detto -. Dobbiamo subito ricominciare, perché siamo in trincea". Soddisfatto, e non potrebbe essere altrimenti, è Giancarlo Cancelleri, del Movimento 5 Stelle, che forte dell’avere alle spalle il primo partito dell’isola ha dichiarato: "Adesso comincia il bello. Il lavoro vero. Entriamo all’Ars dalla porta principale".
Le regionali siciliane però sanciscono anche un’altra fine.
Ovvero quella della presenza di Italia dei Valori e di Sel all’interno del Parlamento regionale. Giovanna Marano, candidata "sostituto" di Claudio Fava, infatti, si ferma al 6% e le liste che la sostenevano, non vanno oltre il 3%. "Chi ha vinto non ha i numeri per governare e dovrà per forza allearsi con altre forze politiche – ha detto Marano -. Quello di oggi non è un buon risultato, né per noi e né per la nostra isola, perché la coalizione che ha prevalso è in perfetta continuità con coloro che hanno male amministrato negli anni precedenti la nostra terra. Non ci nascondiamo dietro ad un dito e ammettiamo la sconfitta, ma il grande rammarico è quello di non aver presentato una lista unica.
A trovare qualche seggio all’Ars, infine, sarà Grande Sud del candidato alla presidenza Gianfranco Miccichè, fermatosi al 15%.
Anche Miccichè non ha potuto commentare positivamente l’esito delle elezioni, ma a lui è rimasta la soddisfazione di aver portato il suo parito in vetta alle forze politiche d’ispirazione siciliana "Oggi siamo il primo partito Siciliano – ha detto Miccichè -. I partiti nazionali riflettano". A completare il quadro delle candidature, tutte tra lo 0,20% e l’1,70% di preferenze sono Mariano Ferro dei Forconi (1,70%); Cateno De Luca, di Rivoluzione Siciliana (1,10%); Gaspare Sturzo, Italiani Liberi e Forti (1%); Giacomo Di Leo, Partito Comunista dei Lavoratori (0,20%) e Lucia Pinsone, Volontari per l’Italia (0,20%).