"Mi hanno condannato a morte. Per questo ho una scorta. E so che il Palazzo ora trema. Avrò molto da fare. Sono single. Un condannato a morte non può coinvolgere altre persone. Vivo da solo". Sono parole di Rosario Crocetta, il nuovo presidente della Regione Siciliana, contenute in un’intervista che il neogovernatore ha rilasciato al settimanale "Chi" in edicola domani.
Nell’articolo, Crocetta si racconta a cuore aperto: "Sono comunista, cattolico e gay – dice -. Sono comunista nel senso cattolico. Dalla parte dei deboli. Oltre la solidarietà. Mi piace l’amore, non la tolleranza, sosteneva Pasolini. Amore e coesione sociale. Da sindaco ho subito messo un non vedente come delegato per la disabilità sociale".
Poi il governatore, parlando del suo rapporto con la fede, spiega: "Fino a 18 anni volevo farmi prete. Poi ho pensato, meglio un buon cittadino che un pessimo prete. Ogni creatura per me è immagine di Dio, anche l’omosessuale. Pensiamo a Gesù.
Affida l’apostolato a una donna, con tanti maritià Questa è l’ispirazione evangelica".
Della sua omosessualità, infine, racconta: "Ho sempre creduto più nell’amore che nella sessualità. Mi innamoro spesso – ammette -.
Di una donna, di un gatto o di un uomo. Ma non è sempre necessario ‘scopare’. La mia scelta l’ho fatta tardi, a 20 anni.
Prima ho avuto qualche ragazza. Negli anni ’70 – confessa – subii un processo pasoliniano. Volevano punirmi. Ma la base non mi ha mai sfiduciato. Quindi sono rimasto".