Più donne in politica significano civiltà

Ci pare di capire che a Messina nessuno voti le donne: perché se non fosse così oggi non saremmo costretti a parlarne. Al punto tale da far pensare provocatoriamente che quelle che fanno politica sembrano addirittura losche (aggettivo che è lontano dal nostro pensiero, ovviamente) ma se nessuno le candida a presiedere Comune e Provincia regionale, un motivo ci sarà, o no? Non vogliamo credere che le donne di questa città non si fanno avanti perché hanno timore della prepotenza maschile né che Messina non disponga di una classe femminile dirigente. E allora cosa? Ogni nuovo progetto infatti, sociale o liberale che sia, le avvicina o le allontana dal Palazzo: c’è sempre un qualcosa che stride nei ragionamenti. Ma nei giorni dell’avvicinamento, che sono appunto i nostri giorni, c’è qualcosa di ridicolo e ancora qualcosa di feroce. Vogliamo una donna a sindaco di Messina, vogliamo una persona capace di amministrare la città come se fosse casa sua. Ora al di là delle banalità, il dato è allarmante se da destra a sinistra non arrivano segnali in tal senso. E’ soprattutto il vuoto di donne che propone la bizzarra tecnica che ripropone sempre le stesse. Se la maggior parte degli elettori per le prossime Amministrative pretende novità è pur vero che senza qualità è difficile trovare una differenza tra Pippo Isgrò ed Elvira Amata, al di là delle tinte per la chioma. Forse dovremmo riflettere sul fatto che in ogni caso le donne, nei giornali, nelle associazioni, nei partiti, non hanno molto potere, essendo il potere saldamente in mano alle lobbies maschili. E’ necessario, quindi, distinguere i piani e distingue dunque le capacità: ci sono i volti "sì " e i volti "no", le settimane delle aperture e quelle della chiusura. Ci chiediamo se davvero a qualcuno dei nostri statisti locali davvero interessi proporre novità così rivoluzionarie in luoghi conservatori all’ennesima potenza. Ma è chiaro anche spiegare che essere donne non coincide con l’essere Madonne per forza e comunque. Abbiamo raccontato in questi anni di donne diventate carogna – ciniche e spietate – ma anche di donne determinate e meritevoli di ogni nostra fiducia. Ma alla politica targata “Messina” poco importa: sono e resteranno maschilisti, con la benedizione di tante donne fedeli al grado di cortigiane. Forse per capire come la mole di questa stortura grava ancora sulla società messinese bisognerebbe smetterla di vivisezionarle e spezzettarle in buone o non buone a secondo del sorriso o della ruga, con lo scopo di salvarle, salvandolo, il maschilismo che c’è in ciascuno. Che poi è quella mancanza di coraggio nel mettersi in gioco che si traduce spesso in frustrazione e scoramento. Ci sono ragazze con tante di quelle capacità e potenzialità che per colpa della politica maschilista si limitano a servire salumi piuttosto che essere protagoniste del proprio destino, altre che alla libertà preferiscono un marito. Nulla si salva nella catastrofe Messina.