Il responso tecnico delle primarie del centrosinistra dice che Bersani e Renzi si fronteggeranno ancora al ballottaggio del secondo turno, domenica prossima. Se questo è l’aspetto tecnico, dal punto di vista politico più ampio, a imporsi con forza è la dimensione della partecipazione dei cittadini (i votanti sarebbero oltre tre milioni e mezzo), che ha sorpreso gli stessi organizzatori delle primarie. E’ la dimostrazione che esiste un ‘popolo progressista’ che seppure stanco per tante delusioni, non ha chiuso in un cassetto l’entusiasmo che manifesto’ con la nascita dell’Ulivo di Prodi e poi del partito nuovo, il Partito Democratico.
A leggere queste primarie, al di la’ degli aspetti politici in senso stretto -che pure sono di rilievo- e’ questo che si impone come risultato importante: c’e’ ancora voglia di politica, voglia di partecipazione, di poter vedere finalmente l’Italia come un ‘paese normale’. Ma proprio questo carattere fa capire che questa puo’ essere veramente l’ultima volta per una prova di fiducia.
Il popolo progressista ha apprezzato la concorrenza e il confronto, ma e’ pronto a bocciare e disperdersi di fronte alle liti del passato.
Cosa che e’ stata capita proprio dai due principali contendenti che a fine serata -a percentuali consolidate- si sono espressi con amicizia l’uno verso l’altro al punto di dichiarare (dopo giorni di polemiche e punzecchiature) di abbracciarsi.
La situazione e’ stata ben sintetizzata dal vicesegretario del Pd Enrico Letta, quando ha affermato che ‘Bersani e Renzi insieme potranno rendere piu’ forte il Pd’.
Un senso di coesione democratica che e’ stata evocata anche da Bersani, che interrogato sul senso di queste primarie, tra l’altro, ha affermato: ‘Siamo un grande campo, una grande squadra’.
Per gli amanti delle cifre, al momento, quando sono state scrutinati meno di 4.000 sezioni sui 9.232 totali, Bersani e’ attestato al 44,5% e Renzi al 36,5%. Il resto al ballottaggio di domenica prossima.