RADIO ZANCA: Buzzanca in pensione, gli altri in soffitta

Settimana che si preannunzia difficile per la politica messinese: “la situazione nel Comune è difficile, ci sono 240 milioni di debiti. Serve un contributo straordinario di 50 milioni per fare il bilancio. La Corte dei conti ha riscontrato irregolarità e ha contestato una serie di violazioni che sarebbero state commesse nella redazione dei bilanci 2009-2010-2011 che hanno determinato la trasmissione degli atti anche alla Procura”. Lo dice in un’intervista al Giornale di Sicilia il commissario straordinario a Palazzo Zanca, Luigi Croce, ex procuratore della Repubblica nella città dello Stretto. Ma che cosa succede davvero? Alla situazione tutt’altro che stabile del Comune, di cui conosceremo il destino nei prossimi giorni, si aggiungono la pochezza di idee per uscire dalla crisi da parte della politica e la mancanza, al momento, di candidature credibili: c’è chi come l’ex sindaco Peppino Buzzanca dovrebbe andare in pensione mentre gli altri in soffitta. Le parole di Luigi Croce sono dunque rivelatrici di un luogo pieno di bugie non solo contabili: noi l’avevamo gridato più di una volta in questi ultimi anni, per non dirci sdegnati dal silenzio tombale degli altri. Chiaro, no? Tutti attendono lumi da Roma mentre l’ammalato Messina è quasi defunto a sentire lo stesso commissario Croce. Il Comune – aggiunge l’ex Procuratore – ha sforato il patto di stabilità e ha una grossa crisi di liquidità per cui si va avanti con anticipazioni di cassa. Unicredit, il nostro tesoriere, anticipa soldi fino a 58 milioni: per ora siamo a 35. Il 30 giugno l’anticipazione di cassa era di 18,2 milioni ma al mio insediamento era di 42,1 mln e la situazione cassa era di circa 150 mila euro. Significa che in due mesi e mezzo al comune si sono spesi 23 milioni. La situazione è gravissima, il governo nazionale e regionale devono intervenire. Ma anche la magistratura, aggiungiamo noi: ci vuole più attenzione, maggior rispetto verso chi subisce le angherie della cattiva politica. Chi ha sbagliato è giusto che paghi: una volta per tutte, altro che ombrelli romani e nuovi incarichi istituzionali.