Egregio Direttore,
si avvicinano le elezioni, nazionali e regionali. E di nuovo stiamo assistendo all’indecoroso spettacolo della rinascita di vecchie alleanze – Lega e PDL – in barba a quell’elettorato leghista residuo che si era espresso contro ogni futuro accordo col sciùr Berlusca e il PDL. Tutto ciò per i soliti meschini calcoli elettorali, per la caccia alle poltrone dove si vorrebbero insediare i soliti noti che hanno rovinato il paese. E che, se rieletti, continueranno a fare come prima.
In questo squallore politico e morale la Stampa e gli altri organi d’informazione dovrebbero premere perché i vari candidati, di qualsiasi colore, dichiarino dettagliatamente cosa faranno in caso di vittoria, cioè dicano chiaramente come intendono usare il consenso derivato dalle urne per migliorare le condizioni di vita di noi poveri sudditi che li andremo a votare.
Pretendiamo PROGRAMMI seri e fattibili, non promesse di cose pazze o irrealizzabili, sopratutto in questo difficile momento di recessione, non vogliamo che tornino ad illudere la gente con false promesse solo per carpirle quel voto che poi continueranno ad usare per il proprio tornaconto, personale e di bottega.
E specialmente le forze della Sinistra stiano attente, recepiscano le istanze che provengono dal popolo, evitino di assecondare grandi progetti (con relative spese folli) non condivisi dalla maggioranza dei Cittadini per poi chiedere ad essi sacrifici (aumenti della tassazione – diretta e indiretta- statale e locale, tagli dei servizi essenziali , ecc.) per poterli realizzare. Ed anzitutto si impegnino a RIDURRE I COSTI DELLA POLITICA, cominciando dalle retribuzioni dei loro rappresentanti in tutte le Istituzioni, abolendo i Consigli Provinciali, dimezzando il numero delle Regioni, tagliando i tanti Enti inutili che servono solo a mantenere una burocrazia clientelare improduttiva, inefficiente e nociva, ecc. ecc. ecc…. Pretendiamo troppo dalla politica ? Non credo, semmai, considerato il caos politico-amministrativo-istituzionale in cui ci troviamo, troppo poco.
Giovanni Dotti