Mai come in questo particolare momento per trovare i nomi degli ultimi protagonisti della scena politica messinese bisogna far ruotare il mappamondo sotto la punta del dito indice. Ma sì, dai, abbiamo altro a cui pensare. E’ successo un po’ lo stesso con le serate di Ruby nella movida di Messina curiosamente emersa nella bizzarra storia peloritana, oggi però si torna a parlare di cose un po’ più serie: la corsa al Comune, la caccia al candidato perfetto. Sarà, ma confessiamo che ormai eravamo rassegnati a morire buzzanchiani. Sembrava impossibile che la Repubblica di Peppino Buzzanca potesse rinunciare al suo show amministrativo, qualcosa che appartiene al panorama di questo città, come la pizza e la birra, il Ponte sullo Stretto, le code su via Garibaldi e La Farina, la salita sulla nave traghetto del vincitore, il festival dei fiori di Cumia. Anche gli intoccabili giallorossi se ne vanno, magari parcheggiati all’Ato 3 o all’Amam, in una sorta di pensione dorata, facendo finta di niente, ringraziando la moglie e baciando l’amante, sognando un posto al sole magari grazie al nemico di ieri Rosario Crocetta. Il SISTEMA Messina si concede senza pudore al vincitore: nel suo salotto ha fatto e disfatto, ha costruito trame di potere, ha creato dal nulla personaggi, ha dato visibilità a politici e ne ha tolta ad altri, badando di compiacere l’intero arco costituzionale. Non a caso in questa martoriata città non esiste opposizione neppure girare per strada con Renato Accorinti significa fare opposizione semmai l’esatto contrario. Povero Accorinti a furia di cercare un’altra strada ha smarrito la sua; povero Renatino trasformato in politico lui che di politico ha ben poco, neppure la fotografia. Ci sono luoghi e santuari che non possono essere sconsacrati e persino Accorinti è fuori moda. E’ fuori onda. Questa politica dà la testa anche a coloro che dicono di avere la testa: illuminano Palazzo Zanca, gli altri vegetano. Salvato il Bilancio si riparte con la giostra. Il Palazzo dei poteri forti e della gente comune ruota attorno al suo Consiglio tanto che oggi è più facile fare la conta di chi non è mai salito sul palco del SISTEMA che stilare l’elenco dei presenti. Oggi più di ieri c’è un disperato bisogno di potere al punto che si emigra da una coalizione all’altra senza vergogna. Ed ecco spiegato il motivo per cui c’è una gran fila dietro la porta di Crocetta. Non per aiutare la città, non per salvare Messina e la sua gente, bensì per il maledetto bisogno di acchiappare la poltrona.