Messinesi che noia questo inizio di campagna elettorale che attraverso le Politiche ci porterà alle Amministrative. La sequela di passaggi di candidati da uno schieramento all’altro conferma la precarietà delle idee ma soprattutto la mancanza di coerenza dei nostri politici locali. Per loro, tutto fa brodo e niente è per sempre. Al cittadino dello Stretto non resta che collegarsi su internet per scoprire il toto candidato: in termini puramente folcloristici è più interessante un caffè al ritrovo Billè di Piazza Cairoli della consegna dei doni della befana di Saro Visicaro, cerimonia stanca e ripetitiva che si nutre del solito rumore della piazza virtuale. Per resistenza civile va però seguita, in attesa del colpo di scena che non arriva mai: la prevedibilità è nemica dell’inventiva. Troppe chiacchiere, poco amore! Questo per segnalarvi che nella città più saccheggiata d’Italia non cambia nulla, elezione dopo elezione. C’è un’idea di opportunismo che si fa sempre più forte, pur non essendo tutti degli spregiudicati opportunisti. A Messina per fortuna non tutti sono dei fessi che credono che basti bazzicare trenta minuti con gli ultimi di questa città per ritornare vergine dopo una vita da cortigiano. E per quanto la classe politica che ha popolato il Consiglio comunale sia un po’ scarsa è sempre meglio di qualche aspirante sindaco che vorrebbe essere il testimonial dei poveri. Ecco, se c’è un rischio evidente è proprio quello di abusare della credulità degli ultimi per occupare poltrone. Tante volte abbiamo raccontato di una città derisa dai propri paladini, oggi siamo all’opera affinché l’errore non si ripeta. E’ importante, per ripartire, la capacità di mettere in discussione alcuni punti chiave della tragedia che coinvolge la città dello Stretto: la raccomandazione, l’etica, il merito. La politica a Messina è stata vissuta per anni come un parcheggio, un ammortizzatore sociale che impiega molta gente impreparata (e qui i cittadini hanno le loro colpe), un’istituzione senza merito, senza speranza, senza futuro. Per questo, alcuni fra i più furbi, scelgono la rabbia degli ultimi per scalare il potere. Adesso però basta con questa porcheria: abusare del dolore dei cittadini è quanto di più sporco ci sia. Lo volete capire sì o no?