Anche noi abbiamo fatto le nostre riflessioni su che Messina vorremmo. Ma non per questo pretendiamo la carica di sindaco né una poltrona istituzionale. Ci basta una città pulita, in tutti i sensi. Una città che non ha paura del confronto né ha bisogno della raccomandazione per ottenere un lavoro. Siamo catturati dalle parole come pari opportunità, trasparenza, legalità, meritocrazia e soprattutto fingiamo di sapere tutto su tutti, salvo poi regalare patenti di verginità, quando questo ci torna comodo, per i nostri scopi. E così clientele, porcherie e sprechi continuano a farla da padrone. I cattivi esempi di gestione della cosa pubblica nascono in questa città tanto da risultare come qualità della vita offerta negli ultimi posti. Ma ciononostante i colpevoli restano impuniti tanto da ricandidarli sempre e comunque. Liste, liste civetta, liste ripulite con il Dash dimenticando però che la costruzione di un progetto che sia politico o universitario ha bisogno di chiarezza, correttezza, controllo: altrimenti ci ritroveremo dopo con problemi di legalità, democrazia, trasparenza. La messinscena del verdetto però da queste parti inizia prima, a urne aperte, appunto con opinionisti fa da te e tribunali compiacenti: per tribunali intendiamo salotti, circoli privati, club esclusivi, ecc… Onestamente, ci sono sale più serie e oneste. Ma come si giudica un candidato che sia un sindaco o un Magnifico rettore, nel segno dell’incertezza? Ci sono almeno tre fattori che ci fanno propendere per l’uno o l’altro candidato: la coerenza del programma, il prestigio del protagonista e, infine, la conduzione della campagna. Anche i peggiori senza domande possono apparire come fantastici, abili, preparatissimi. E i costi di una mistificazione così grossolana avvenuta negli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti: abbiamo pagato il lusso della Cultura, il vizio della Salute, la droga del Sapere. Peccato che nonostante le risorse consumate Messina ha ottenuto solo e unicamente: immondizia, perdita di immagine e di turismo, calo nella qualità dei servizi offerti. E queste voci negative sono drammaticamente reali. E non basta invocare la magistratura perché in ogni caso se interviene e ribadiamo se, lo fa a misfatti consumati. La platea prestigiosa della Messinesità da operetta però esibisce vallette, valletti e guitti tra un potenziale sindaco e l’altro. Mentre si perdono occasioni e si sprecano energie e risorse nessuno osa chiedere loro il conto. A Messina, un sogno nel cassetto non lo si nega a nessuno: a volte la mancanza di qualità è una virtù.