Dopo il “duello” televisivo su La7 tra Berlusconi e Santoro, la campagna elettorale è veramente entrata nel vivo. Si stanno completando le liste e ogni partito, o movimento presenta il suo programma o agenda come quella dell’ex presidente del consiglio Mario Monti. Un dato appare evidente in questa campagna elettorale: in nessun programma s’intravede qualcosa di cattolico, anche se molti sono i politici che si definiscono “cattolici”, e non si comprende per quale motivo ci siano,e cosa ci sia di originale in questa presenza. Nelle settimane scorse abbiamo assistito alle pressioni sulla Cei per far intervenire il cardinale Bagnasco a favore della lista Monti, una cosa senza precedenti. Ma nessuno si è premurato di chiarire per quale motivo i cattolici dovrebbero appoggiare Monti o qualche altra lista. A questo proposito Riccardo Cascioli su la Nuovabussolaquotidiana.it, ha scritto: “Ci si aspetterebbe che l’adesione a un partito o a una aggregazione fosse condizionata dall’accoglimento di alcuni punti che – secondo l’insegnamento della Chiesa – dovrebbero stare a cuore ai cattolici. Invece, niente, nessuno che faccia riferimento a quei valori non negoziabili che il Magistero pone alla base di ogni impegno politico dei cattolici; che ponga questi princìpi come condizione per sostenere questo o quel candidato”. Ad oggi nessuno nel mondo cattolico, si è mobilitato per far valere i principi non negoziabili, lo ha fatto soltanto Alleanza Cattolica, con un promemoria, una specie di vademecum per l’elettore che va a votare. Pertanto nessuno almeno fino adesso ha chiesto ai vari candidati, non solo a quelli “cattolici”, il motivo per cui si “scende in campo” e soprattutto, far comprendere che non ci può essere bene comune, non ci può essere pace in una società se si stravolge la legge naturale. Questo concetto è stato ribadito dal Papa sia nel Messaggio per la Giornata della Pace del 1° gennaio, sia nelle omelie di Natale, ma anche il 7 gennaio scorso durante l’incontro con i rappresentanti del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Un discorso che il professore Massimo Introvigne ha definito come il manifesto politico o meglio come “l’Agenda Ratzinger”. Il Papa ha rivolto ai diplomatici “un denso discorso relativo ai grandi temi della politica internazionale. Interessante notare come i titoli delle agenzie di stampa abbiano dato rilievo quasi solo agli accenni alla crisi economica – che non sono mancati -, mentre il Papa ha presentato tutti i grandi temi della dottrina sociale della Chiesa, nell’ordine di priorità che è tipico del suo Magistero”.(Massimo Introvigne, L’Agenda Ratzinger, 8.1.13 lanuovabq.it) Il discorso del Papa è un vero programma di sviluppo, rivolgendosi ai diplomatici ha detto: “Secondo una concezione ormai diffusa, l’impegno per la pace si riduce alla ricerca di compromessi che garantiscano la convivenza fra i Popoli, o fra i cittadini all’interno di una Nazione», ma «quando si cessa di riferirsi a una verità oggettiva e trascendente, come è possibile realizzare un autentico dialogo? In tal caso come si può evitare che la violenza, dichiarata o nascosta, diventi la regola ultima dei rapporti umani? In realtà, senza un’apertura trascendente, l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace”. Sono parole che valgono anche per il nostro Paese in vista delle prossime elezioni. Soprattutto ci aiutano a giudicare le polemiche tra politici cattolici dei diversi schieramenti sui princìpi non negoziabili. “L’«agenda Ratzinger» è chiara: data la premessa di cui sopra, la pace e il bene comune passano dalla «tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali». Ed ecco dunque i punti programmatici che ne scaturiscono: difesa della vita, famiglia, educazione e libertà religiosa. Solo questo permette di costruire la casa comune sulla roccia; quando questi punti si mettono tra parentesi è invece come costruire sulla sabbia, al primo vento tutto viene giù”. (Riccardo Cascioli, Il vero programma di sviluppo, 8.1.13 lanuovabq.it) Il discorso di Benedetto XVI dovrebbe essere il programma politico dei cattolici che si presentano in quanto tali, il motivo per cui si scende in campo, e magari l’agenda da proporre ai vari aspiranti premier. “Al di fuori di questo, certo ci possono essere tanti buoni motivi per sostenere questo o quel candidato, per impegnarsi in un o nell’altra lista, ma per favore non parliamo di presenza politica dei cattolici”. Il settimanale Tempi in un editoriale di Luigi Amicone a proposito dello squallore politico che sta attraversando il nostro Paese ha scritto: “(…) grande è la confusione e il freddo sotto il cielo della politica che si confronta con il cosiddetto “mondo cattolico”. Ma si capisce, non è solo una questione interna alla Chiesa italiana. Basta scorrere i due maggiori quotidiani nazionali, entrambi su esplicite (Repubblica) o più graduate (Corriere della Sera) posizioni favorevoli a un governo Bersani con “stampella” Monti, per intuire che in questa fase non sono gradite agende che non trovino la benedizione di un certa élite europeista, fortemente economicista e rudemente irreligiosa. Non sfugge inoltre, il fatto che anche dalla Casa Bianca arrivano segnali a tenere a freno quel cattolicesimo che molto filo da torcere sta dando all’amministrazione democratica e alla sua riforma sanitaria che contrasta ogni principio di libertà di coscienza. La telefonata di Obama a Monti, arrivata nei giorni delle festività natalizie, ma tenuta “viva” fino a questa settimana, è un chiaro segnale di quali siano gli endorsement che contano sul serio”. (Luigi Amicone, I Cattolici hanno mollato Monti o Monti ha mollato i cattolici? Entrambi le cose, 10.1.13,. Tempi).
Dunque l’agenda di Benedetto XVI è indigesta ai vari rassemblament per le prossime elezioni. A questo punto un elettore cattolico, di destra, diciamo moderato per chi deve votare? Quale coalizione deve scegliere. Il meno peggio, turandosi il naso come sempre. Per la verità mi sono stancato. Se perfino un galantuomo come Alfredo Mantovano alla fine ha dovuto “cedere le armi”, è un ulteriore segnale del degrado che ha raggiunto il nostro sistema politico, sempre più avvolto nella palude. E’ veramente disarmante non trovare un minimo punto di riferimento politico. Al momento questo è il quadro politico per le prossime elezioni del 24 e 25 febbraio. Nonostante gli amici mi ricordano che bisogna comunque andare a votare, è molto probabile che per la 3a volta consecutiva diserterò le urne. Per il momento mi fermo, sicuramente ritornerò sul tema.
DOMENICO BONVEGNA