IL MIO IMPEGNO PER I GIOVANI

In questa campagna elettorale ci sarà una parola seria per i giovani? Un dialogo con i giovani e un confronto sui giovani?
Se non accadesse, sarebbe un’occasione perduta non solo per le forze politiche e per i candidati, ma per l’intera comunità italiana all’estero.
Resto convinto, infatti, che la responsabilità di chi la rappresenta o si prepari a farlo sia non solo quella di rivendicare e di denunciare, ma soprattutto di proporre. Il mondo dell’emigrazione alla lunga rischia di disgregarsi e di essere marginalizzato se al suo interno non troverà la forza e l’intelligenza di delineare una sua nuova prospettiva e una sua rinnovata funzione rispetto ad un’Italia che sta cambiando giorno per giorno, e non sempre in meglio. Le giovani generazioni sono l’incrocio principale di questa prospettiva.
In premessa, voglio dire che alla base della mia decisione di essere candidato al Senato nella lista del Partito Democratico non vi è solo un fatto di appartenenza, ma anche e soprattutto la condivisione della decisione di Bersani di mettere il lavoro al primo posto dell’agenda del nuovo governo. La sospensione e, per molti giovani, addirittura l’assenza di futuro non sono solo un dramma sociale, ma un vincolo di coscienza per chiunque si prepari ad assumere responsabilità pubbliche. Vedere che un numero crescente di giovani italiani debba ricominciare a cercare il futuro separandosi dagli affetti e dai luoghi della loro vita riapre ferite mai sanate e, soprattutto, fa nascere interrogativi profondi in quel mondo di emigrazione che sembrava irreversibilmente orientato verso un cammino di integrazione. Intendiamoci: in un mondo globalizzato, per i giovani cogliere all’estero occasioni di studio, di conoscenza, di professionalizzazione, di relazioni è una cosa estremamente positiva in termini di formazione e di ricerca di opportunità. Diventa, invece, un serio problema quando si è costretti ad andar via non per scelta ma per necessità. Com’è accaduto a milioni di italiani prima di loro.
Su queste cose non si può fare facile propaganda, è un dovere dire la verità. Trovare una strada è difficile, sia per la gravità della crisi che pesa sull’economia italiana e internazionale che per la severità delle misure di risanamento del governo Monti che, pur necessarie, hanno frenato la ripresa. Ma oltre a questi dati obiettivi vi sono situazioni tutte interne al nostro mondo che vanno analizzate con attenzione e pazienza. Evitando atteggiamenti demagogici e populistici, che possono solo allontanare le soluzioni e aggravare la situazione.
Nella comunità italiana nel mondo, quando parliamo di giovani dobbiamo riferirci a cose spesso molto diverse tra loro. Ci sono prima di tutto le generazioni d’origine, lontanissime ormai dai loro progenitori nei paesi di storica immigrazione e nella stessa Europa giunte alla terza generazione, mentre già s’affaccia la quarta. Per insistenza del CGIE, 400 loro rappresentanti li abbiamo chiamati a Roma nel dicembre del 2008, soprattutto per farci parlare delle loro speranze e delle loro attese. Esperienza molto positiva, che il CGIE ha cercato di prolungare sostenendo una rete di contatti a livello mondiale. Con chiarezza essi ci hanno chiesto lingua e cultura, riconoscimento dei titoli di studio, possibilità di partecipazione e di rappresentanza, comunicazione e informazione, condivisione del modello di vita “italiano”, aiuto nella ricerca delle radici. Ci hanno chiesto, in sostanza, di essere aiutati a vivere in modo non subalterno ma da protagonisti la stagione interculturale che il mondo sta attraversando, restando cittadini partecipi e leali dei Paesi dove sono nati. Il governo di Berlusconi e il MAE di Mantica a pochi mesi di distanza gli hanno chiuso la porta in faccia tagliando selvaggiamente le politiche emigratorie e dando l’assalto alla rappresentanza degli italiani all’estero. Ma quelle istanze, quelle richieste restano tutte in campo e sono diventate il passaggio obbligato per riaprire concretamente l’Italia al mondo e farle recuperare un ruolo attivo, riconoscibile.
Chi sarà eletto nella Circoscrizione Estero, dunque, non potrà limitarsi a battaglie sporadiche e difensive, ma dovrà avere la capacità e la forza di delineare un progetto, sollecitando anche i Comitati parlamentari per gli italiani all’estero ad uscire dall’angolo e a svolgere un ruolo più incisivo e propositivo.
Nella nostra comunità, tuttavia, quando parliamo di giovani, ormai non ci possiamo riferire solo a questo. Ci sono, come abbiamo detto, i giovani che stanno abbandonando l’Italia a decine di migliaia, che partono con il proposito di cercare un’opportunità e finiscono col restare all’estero lungamente o definitivamente. Le nostre terre d’origine si svuotano di energie, il nostro Paese perde qualità culturali, professionali e operative nel momento del suo massimo bisogno. Anche in questo caso, chi ha specializzazioni e risorse formative che possano consentire di insediarsi e di affermarsi è bene che questa esperienza la faccia, soprattutto in Europa che deve assicurare uno spazio sociale e di lavoro aperto e inclusivo. Ma gli altri? E quelli, in particolare, che sono costretti a cercare un lavoro qualsiasi per sopravvivere?
Ritorniamo al punto da dove siamo partiti: l’Agenda Bersani (“il lavoro prima di tutto”). Chi sarà eletto nella Circoscrizione Estero non potrà rinchiudersi in un bozzolo corporativo perché per drenare la nuova emigrazione occorrerà mettere in campo politiche per la formazione, la professionalizzazione dei giovani, l’internazionalizzazione della ricerca e dell’università, e quant’altro. Lo sforzo maggiore sarà quello di inserire la comunità italiana nel mondo e coloro che varcano oggi i confini in un progetto di internazionalizzazione dell’Italia che dovrà riguardare l’economia, la società e la cultura.
A noi italiani all’estero tocca un compito ulteriore. I giovani che partono dall’Italia, in genere seguono traiettorie che non incrociano le nostre comunità, spesso nemmeno le conoscono e le cercano. Dobbiamo fare un grande sforzo per fare incontrare e ricongiungere questa nostra gente, queste nostre risorse per evitare che l’italianità che si sparge nel mondo si disperda e non esprima tutte le potenzialità di cui pure è capace.

Elio Carozza
Candidato del Partito Democratico al Senato nella Circoscrizione Estero-Europa