Egregio Direttore,
la Storia insegna che dagli integralismi (ideologici o religiosi) al “pensiero unico”, e di qui al “partito unico” e all’intolleranza rispetto al diverso di qualsiasi genere il passo è breve.
Un po’ quello che è capitato qui da noi con CL che da “movimento ecclesiale”, degno di tutto rispetto, si è andata quasi trasformando col tempo in un movimento politico, identificandosi e mescolandosi con la politica del PDL, suo storico partito di riferimento, da Lei sempre privilegiato e sostenuto e nel quale sono anche confluiti molti suoi membri (un po’ sul tipo della vecchia DC, intesa come partito unico dei Cattolici). E ciò nonostante gli scandali e le malefatte venute clamorosamente alla luce da parte di molti personaggi di quella formazione politica.
La gente comune infatti percepisce CL come una comunità chiusa, arroccata su posizioni integraliste e intransigenti, poco aperta all’esterno verso il resto della società civile. Ed in politica come una formazione di “destra”, poco disposta al dialogo con chi la pensa diversamente da lei, e che crede con una certa arroganza di essere migliore degli altri.
Vedo quindi con favore le recenti dichiarazioni del suo leader don Juliàn Carròn che affrontando il discorso del rapporto tra Movimento e politica ha denunciato l’errore di una sua identificazione con un solo schieramento politico. Mi auguro che una tale apertura in senso pluralista e democratico corrisponda a una vera “evoluzione” di questo Movimento, in controtendenza a quella “involuzione” sulla cui strada ormai da tempo si stava incamminando, e non solo una operazione di facciata con l’adesione ad altri partiti simili o “gemmati” dal precedente. Perché solo con l’apertura ad altre forze politiche democratiche e progressiste potrà, a mio avviso, salvarsi da un altrimenti ineluttabile declino.
Giovanni Dotti