La prima cosa che ci viene in mente pensando alla querelle “Derivati” è che siamo un popolo di giocatori. Non avendo progetti brillanti speriamo di risanare i conti dei nostri Comuni con una bella puntatina in Borsa. Ma ci pensate, ogni sera, in attesa dell’inossidabile rituale del telegiornale della sera, i nostri amministratori che accendono il televisore per seguire l’andamento dei “nostri” investimenti. Ma dopo la sentenza storica sui derivati – con un giudice che ha condannato quattro banche (Deutsche Bank, Jp Morgan, Ubs e Depfa Bank) al pagamento di una multa di un milione di euro e alla confisca per 89 milioni per i contratti stipulati dal Comune di Milano nel 2005 – qualcosa si muove anche a Messina dove la corsia Derivati ha causato non pochi problemi finanziari. L’arrivo del Commissario Luigi Croce ha prodotto molte rivoluzioni nelle spese di Palazzo Zanca: tagliare i rami secchi per ridurre i costi. Atm, Ato 3, Messinambiente, Servizi Sociali per non dimenticare la chiusura della Palestra di Ritiro dove il Comune pagava bollette Enel salatissime per via degli abusivi che rubano la corrente elettrica. Sprechi, scandali, complicità ormai da anni è consolidata la superiorità della cattiva politica che trova giovamento da tante porcheria mascherate da ruberie geniali. Quella delle campagne elettorali a premi è un’area di genere del tutto particolare: si tollera l’abuso edilizio, il fitto non incassato, la licenza non in regola perché sono merce di scambio quando si vota, tutto fa brodo ma, nel tempo, stancano anche. La somma del danno sono i conti in rosso del Comune che oggi costringono Luigi Croce a tassare i messinesi, moltissimi dei quali onesti. Siamo costretti a pagare per colpa dei raccomandati della politica, personaggi di dubbia moralità. Il dubbio però resta: servirà questa moralizzazione dei costumi di Croce a dare una spallata alla cattiva politica se tra qualche mese tornerà a comandare al Comune la vecchia classe dirigente?