LO SHOW DELLE PRIMARIE IN CASA PD

Le primarie non sono la miglior cura per i mali di Messina. A scanso di equivoci partiamo subito dal problema che oggi tiene banco in casa Pd. Primarie sì, Primarie no, c’è da perdere la bussola tra i tanti candidati che vorrebbero scendere in pista. Uno che sarebbe strafelice che si svolgessero è senza dubbio Beppe Grioli perché sicuro di avere la benedizione del capo (Francantonio Genovese): però se fossimo al suo posto non saremmo così certi. Una cosa sono le chiacchiere da bar, altre le qualità necessarie per poter vincere la sfida per sindaco di Messina. Eppure Grioli pretende di normare i comportamenti politici dei cittadini per educarli a votarlo secondo un modello valido per tutti: io rilascio interviste, dunque sono. Così però non funziona. Ciascuno è diverso nella sua normalità e le primarie nel caso di Messina sono una inutile perdita di tempo se si considera la candidatura come una bellissima opportunità per far eleggere, finalmente, un sindaco capace di amministrare bene la città. In un luogo così saccheggiato e mal governato c’è bisogno di persone di altro spessore che non siano solo frutto di alchimie bizzarre che niente hanno a che fare con le capacità reali di un sindaco. Le primarie americane sono una cosa, quelle peloritane un’altra. Anche perché non è che vincendo con 4mila voti il mini test è automatico che poi stracci centrodestra e grillini… certo che è difficile e lo ha capito da tempo Genovese che infatti prende tempo. Le primarie che fanno struscio sono una cosa, il candidare la persona giusta un’altra. Messina è Messina e non si può fare a meno di ricordarlo al Pd mentre il “grigio” burocrate Grioli prova la fuga in avanti invece dei cinque passi indietro, che pudore consiglierebbe. Ma ci pensate messinesi? Se nel bel mezzo di un disastro tostissimo – con la magistratura a fare le pulci ai Bilanci di Palazzo Zanca – ci mettessimo nelle mani di uno come Grioli dove andremmo a sbattere? Nella città dei pulcinella si finisce fuori strada per molto meno e dunque non scherziamo sui candidati né sul nome del sindaco. Le primarie così concepite non ci convincono né sono utili alla causa del Pd. E soprattutto, ribaltano sempre la contesa, prima ancora che la Messinesità inventasse il trasformismo. Non è facile sapere se in fondo al pozzo delle sue parole il grigio burocrate che aspira a fare il sindaco abbia ragione, ma non importa. Tutto il pittoresco universo delle primarie rischia infatti di coprire la verità del merito, che è la principale e forse la sola pratica politica di questa città post Buzzanca. D’accordo, tocca a Genovese decidere sulle primarie: Grioli sì, Grioli no. Un dilemma che suscita strani pensieri: possibile che nel Pd non c’è di meglio di un grigio burocrate?