Caro direttore,
Messina per me è come una donna di malaffare, che prima o poi farà una brutta fine. Attenzione non ci vivo più da tempo ma amo quella città… amo quella donna, la trovo bellissima e decadente, sporca e abbrutita, ma di fondo mantiene i lineamenti dell’antica bellezza e la dolcezza e il fascino e mi riaccoglie sempre nel suo seno. Ora augurare a uno come Emilio Fragale, un puro, di stare con una donna del genere, anche se lui ne è pazzamente innamorato… beh, ecco, diciamo non significa volergli bene. Ho reso l’idea con questa banale metafora…? Non bastano un amore e un’onestà sconfinata… Per fare il sindaco a Messina bisogna essere un po’ come Dio, fare miracoli, oppure come don Chisciotte, e infatti guarda caso Cervantes ha cominciato a scrivere il libro proprio mentre era ricoverato a Messina…
Lettera firmata
C’è tanta gente (mediocre) che si dice pronta a governare Messina. E poi ci sono alcune persone preparate, oneste, creative che restano nell’ombra per non rovinare l’armonia scadente che regna in politica. Emilio Fragale è uno di questi: qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi di antico… Nuovo (e tecnicamente qualificato) è il suo voler fare qualcosa per la città, antica è purtroppo la querelle delle candidature. Lasciatecelo dire: un bel casino! Non riusciamo a comprendere come dei mediocri manifesti si dichiarino abili a gestire una comunità in piena crisi economica: i dati dei conti di Palazzo Zanca dicono che ci sono tantissime insufficienze in condotta. Però, non tutti sembrano capirlo. E così, il confronto tra amministratori e città riprende, infatti, tra le solite consunte e incarognite diatribe che già, nelle precedenti campagne elettorali, avvelenarono il dibattito politico. Avere un sindaco come Fragale ci sembra una idea brillante, ma a quanti garberebbe confrontarsi con lui? Nella sua semplicità è un politico complicato: nella classe dirigente abbonata al 6 politico, uno sopra la media destabilizza. In giro per i bar cittadini, in nome di una singolare propensione al meglio, si continua a disprezzare il possibile; in tanti si avventurano a escogitare ipotesi folcloristiche che solo a pronunciarle farebbero arrossire persino una tenutaria di un bordello, eppure in tanti ci provano a farsi candidare in nome della servitù manifestata nel corso degli anni. Chi scrive non nutre l’ambizione di scendere in politica, ma si accontenta di suggerire alcune misure non solo urgenti, ma anche tali da prefigurare una prospettiva di trasformazione strutturale dell’assetto di Palazzo Zanca. Bisogna fare presto nel trovare un candidato autorevole perché non si deve più demandare le sorti di Messina a degli opportunisti ignoranti. Risanare i conti sì, ma senza uccidere i sogni dovrebbe essere lo slogan. Detto questo i candidati è giusto che aspirino a essere eletti, ma nessuno può vietare di giudicarli per quello che hanno prodotto o non prodotto per il bene dei cittadini. Purtroppo a molti di loro manca il senso del bene comune: perché allevati con logiche individualiste, egoiste e maleducate. In questo Emilio Fragale è un gentiluomo della politica, forse è per questo che nessuno lo indica come sindaco. A parte noi che gli vogliamo un gran bene.