Al voto, al voto! Diciamo la verità: né Pdl né Pd hanno in casa i candidati migliori per poter vincere la sfida Palazzo Zanca. Era un destino tracciato e, prima o poi, sarebbe successo. Com’era possibile, infatti, che Giuseppe Grioli o Felice Calabrò potessero restare gli unici per ambire a un così importante ruolo e il duo Ga(d)get, ovvero i deputati (Garofalo – Germanà) non cascassero dentro a una commedia che sembra fatta su misura per loro? Al voto, al voto sì, ma con persone diverse e si spera più di spessore. Pleonastico, ricordare la trama. Messina è sotto assedio, non ci sono risorse, non ci sono aziende felici, non c’è più tempo da perdere andando dietro a non meglio precisati personaggi a caccia di poltrone. Pd e Pdl hanno il dovere oggi di risolvere il caos provocato da una cattiva politica dove in parti diverse, d’accordo, hanno però contribuito. Per aiutare Messina devono però mettere alla porta gli avventurieri: leggiamo dei nomi così imbarazzanti che il solo pensarli è una caduta di stile. Le nostre difficoltà sono così evidenti che non è possibile continuare a tenere il sacco agli imbroglioni. La sola certezza è che forse nel centrosinistra Pd – Udc si sta pensando seriamente a un professionista di spessore che se tutti saranno d’accordo scioglierà la riserva e guiderà la coalizione per le amministrative. Per il momento lo spazio pre elettorale è una commedia dove veline, figurine, ometti, si danno in pasto ai media per vivere i loro cinque minuti di gloria. Il meccanismo perfetto delle battute è giocato sul contrasto tra i caratteri nella non facile convivenza: meticoloso, perfezionista, un po’ isterico; pasticcione, approssimativo e casinista. Oggi Messina è piena di mezze figure deduciamo che la libertà dai legami è bella, sì, ma sempre con un retrogusto amaro. Adesso però è arrivata l’ora di cambiare aria: fuori le figurine, dentro i migliori. La politica sana deve far vedere alla gente che vuol riscattare la città dagli errori provocati da avventurieri e dilettanti allo sbaraglio. Ce la farà? A Francantonio Genovese e Gianpiero D’Alia il compito di dimostrarcelo. Se si è sereni dentro, si accetta anche un Comune in mano a un sindaco non dipendente.