Troppe aspettative dalle primarie messinesi. Magari perché qualcuno, più di uno, ha confuso la democrazia come vetrina personale. Le primarie dovrebbero essere un modo per dare la possibilità ai cittadini di poter scegliere una visione di buona amministrazione e non un luogo per esibirsi, magari per ottenere, non la poltrona di sindaco, bensì in qualche società partecipata. Giusto per campare. A nostro modo di vedere la questione chi si candida per le primarie dovrebbe, più che mettere in mostra la propria vanità, spiegare ai cittadini con quali alleati intende affrontare la sfida. Poi presentare il suo progetto che sarà valutato solo dopo la percorribilità dell’alleanza. Per il momento né Pdl né Pd hanno spiegati ai messinesi con quali forze pensano di poter allearsi: non a caso l’Udc è in Giunta nel centrodestra alla Provincia regionale e contemporaneamente tiene in sella Pd e Crocetta a Palermo. A voi sembra normale? La crisi politica c’è stata, ma la crisi è in atto, è rappresentata dal non scegliere mai una maggioranza: un problema numerico che ha valenza politica. Però continuiamo a parlare di primarie mentre non si decide con chi governare Messina. Hai voglia a girare per i mercati, organizzare balli in maschera, magari offrire aperitivi se poi non spieghi con quali forze intendi stringere alleanze. Non crediamo che quello che può andare bene per Sel sia pure digerito dai nipotini di Francesco Storace. Però a Messina nessuno sembra preoccuparsene: tutto è precipitato in un clima surreale. Renziani che dialogano con quelli del Pdl, ex missini che fanno accordi con i comunisti, il gruppo Buzzanca che spariglia le carte all’interno del Pdl pur di rientrare in pista, Pd che si divide in sei o sette gruppi con candidati a sindaco diversi e l’Udc che resta alla finestra aspettando che qualcuno dica la cosa giusta per volare a nozze. Così facendo però si continua a prendere in giro la comunità piuttosto che farla respirare. Sta di fatto che la grande ammucchiata di centrosinistra impegnata a litigare sulle primarie rischia di bruciare sul rogo di un nome che fatica a nascere non per mancanza di personalità bensì di vanità personale. E’ chiaro che Francantonio Genovese e Gianpiero D’Alia devono decidersi su quale basi cementare l’alleanza per vincere. Mentre diverso è il discorso che riguarda il Pdl: tutti i loro candidati sono bellissimi ma nessuno ha le qualità per poter essere sindaco. A meno che non si decida di far correre Gianfranco Scoglio, l’unico in grado di essere preso sul serio dall’elettorato. Insomma, il voto per le amministrative è dietro l’angolo, ma cosa riservi non è chiaro perché la rottura degli equilibri aprirebbe la strada ai grillini per conquistare le urne.