Si è svolta questa mattina nei locali della ex Chiesa di S. Maria Alemanna di Messina, l’Assemblea provinciale delle donne della Cgil, un appuntamento nel corso del quale si sono confrontate analisi, dati, storie personali delle delegate e delle dirigenti del sindacato per tracciare il quadro della condizione femminile al tempo della crisi e avanzare quindi proposte e percorsi per cambiare. “Tutte le analisi e gli studi confermano infatti come le donne del Mezzogiorno vivano una condizione profondamente diversa, con standard e opportunità nettamente inferiori rispetto alle donne del centro nord, e Messina in questo non fa eccezione”, ha spiegato Esmeralda Rizzi, responsabile del Dipartimento politiche di genere della Cgil di Messina. Tra il 1993 e il 2008, anno che segna l’inizio della crisi, l’occupazione femminile in Italia registra un’impennata calcolata di 1 milione 694 mila unità delle quali 1 milione 471 mila al Centro nord e appena 222 mila nel Mezzogiorno. Dati che spiegano perché nel 2012 l’occupazione femminile in Italia (fascia 15-64 anni) era al 47,1% mentre in provincia di Messina appena al 33,6%. Nella fascia 25-34 anni l’occupazione femminile è inferiore di quasi 25 punti rispetto alla media nazionale.
La difficoltà delle giovani donne emerge anche dagli studi sulle performance universitarie. Nell’ateneo messinese il 60% delle immatricolazioni riguarda ragazze che mediamente si laureano prima e meglio dei colleghi maschi ma che non hanno altrettanto successo nel mercato del lavoro. A un anno dalla laurea nell’università di Messina, lavora il 32% donne contro il 37% dei colleghi maschi che nel 43,2 dei casi ha un lavoro stabile contro il 36,1 % donne che, al contrario, spesso hanno un contratto atipico (il 25%) o sono addirittura senza contratto (17%). Anche sul fronte delle retribuzioni non va meglio con le ragazze neo laureate che dichiarano di guadagnare 821 € contro 1034 maschili , cifre che dopo 4 anni dalla laurea diventano 1189 contro la media maschile di 1560. “In provincia di Messina le giovani laureate vivono una condizione di forte discriminazione occupazionale e retributiva compresse tra lavori precari e sottopagati. E, come dimostrano i dati, spesso finiscono per abbandonare anche la sola ricerca di un’occupazione”. Il vero dramma delle donne messinesi resta infatti l’inattività ,le persone che non lavorano e che il lavoro hanno anche smesso di cercarlo, che riguarda due donne su tre e che risultata particolarmente grave nella solita fascia 25/44 anni.
“La scarsità di servizi sociali, di asili nido, delle classi con tempo prolungato nelle scuole che favoriscono sia la crescita culturale degli alunni che l’occupazione femminile , hanno fatto il resto- spiega Rizzi-. E oggi con i Comuni in forte difficoltà rischiamo una ulteriore contrazione di questi strumenti di supporto alle famiglie e quindi l’impossibilità per le donne che hanno figli di lavorare”.
Mentre la media nazionale delle classi a tempo pieno (40 ore) è del 30%, in Sicilia si tocca appena il 7,7% che a Messina diventa il 5% mentre ci sono regioni come il Lazio, la Basilicata o la Lombardia dove la percentuale di classi a tempo pieno supera il 45%.
Alla politica e alle istituzioni e in particolare a chi andrà a guidare il Comune di Messina, Rizzi lancia una messaggio chiaro: “A Messina abbiamo visto come le difficoltà di bilancio abbiano subito messo in discussione i servizi alle famiglie, la mensa scolastica, lo scuolabus, i servizi sociali. La Cgil si batterà perché questi servizi vengano implementati, migliorati semmai, riorganizzati ma non cancellati perché presidio di pari opportunità sia per i nostri figli sia per le donne del nostro territorio”.
La condizione vera delle donne della provincia di Messina è stata poi delineata dalle testimonianze delle lavoratrici che, attraverso le loro vicende personali, hanno descritto cosa significhi oggi essere donna e cercare lavoro o lavorare nel territorio della provincia di Messina: una carrellata di storie vere tra call center, servizi in appalto, scuole, banche e aziende che hanno chiuso e pensioni al minimo. L’analisi si è poi arricchita con gli interventi delle dirigenti del sindacato che ogni giorno si scontrano con la crisi, con le aziende e i committenti che non pagano, con la contrazione dell’occupazione e del lavoro.
Ai lavori hanno contribuito anche i punti di vista di ospiti del mondo dell’imprenditoria, dell’università, dell’associazionismo: Anita Gioviale, presidente del Comitato per l’ Imprenditoria femminile presso la Camera di commercio di Messina; la prof.ssa Mariaenza La Torre, presidente Comitato Pari Opportunità dell’Università di Messina; Flora Mondello, imprenditrice del settore turistico e vitivinicolo, membro di Confindustria Messina; Cettina Restuccia dell’Associazione Penelope, coordinatrice dei Progetti anti-tratta e Fabiola Rinaldi del Circolo Makwan Arcigay Messina.
Nel corso della mattinata, si è parlato anche di contrasto alla violenza sulle donne anche grazie all’interpretazione da parte dell’attrice Cecilia Foti di alcuni brani tratti dal testo di Serena Dandini “Vite Spezzate” dedicato alle vittime di femminicidio.
Ha concluso i lavori la segretaria nazionale della Cgil, Vera Lamonica.