GIOVANI DEL PD & PROGETTO SICILIA

La crisi sociale, economica, politica che attanaglia il Paese e la Sicilia sembra non trovare fine. I legami comunitari storici, che spesso hanno supplito all’assenza delle istituzioni e del welfare, stanno cedendo inglobati dall’aumentare dei conflitti sociali sempre più aspri e diffusi.L’economia siciliana, nella drammatica fase storica attuale, arretra sempre di più rispetto al resto dell’Italia. La forbice, il divario tra nord e sud del Paese, cresce in modo vertiginoso. Potremmo prendere come cartina di tornasole l’emigrazione giovanile. Emigrazione "formativa", di chi cerca una speranza in un percorso didattico fuori dalla Sicilia o addirittura fuori dall’Italia nei paesi più sviluppati dell’Unione Europea . Emigrazione "lavorativa", di chi nel triste ricordo di qualche generazione passata prende la valigia per andare al Nord. Un fenomeno drammatico che coinvolge una larga, larghissima parte della nostra generazione. Una frontiera del nuovo sfruttamento, di giovani disposti a tutto, di giovani che non si iscrivono più neanche all’università, sebbene ancora qualche Ministro si ostina a spiegarci che è solo un fenomeno statistico e non sociale.

Le stesse istituzioni democratiche vacillano per l’inasprirsi di un conflitto sociale, talvolta demagogicamente alimentato da talune parti politiche, tra pezzi di paese, tra generazioni, tra cittadini e "casta". Con le recenti elezioni politiche e con le vicissitudini intercorse tra quelle e la riconferma – avvenuta ieri – di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, il Partito Democratico ha misurato la propria forza e, purtroppo, anche i propri limiti, non riuscendo a rappresentare a pieno, soprattutto a causa di infinite lotte intestine e di un esasperato correntismo, la forza politica del cambiamento nella quale milioni di italiani hanno sperato e per costruire la quale ciascuno di noi, da volontario, ha impegnato parte della propria vita.
È necessario dunque che con urgenza il Partito Democratico torni nei suoi luoghi di decisione politica e, con la consapevolezza di dover interpretare i sentimenti di una base delusa ma ancora fortemente legata al progetto che il Pd rappresenta, chiarisca il proprio profilo politico, marcando la propensione al cambiamento e mettendosi in sintonia anche con quelle istanze che hanno animato solo pochi mesi fa un importante voto di protesta a favore del Movimento 5 Stelle.

Dentro questo clima la Sicilia, la nostra terra, può rappresentare un peso o un’opportunità . Non solo per le sue enormi e mai espresse potenzialità, ma anche per la classe dirigente che è riuscita a formare nelle sue Università, per il suo patrimonio umano di competenze e professioni, per i suoi luoghi tanto inaccessibili quanto straordinariamente attraenti per investimenti e cultura.

Si fa un gran parlare del modello Sicilia. Per noi ripartire dalla Sicilia significa entrare in consonanza con la crisi, capirne le ragioni e tracciare un orizzonte di cambiamento vero, radicale, traumatico, rispetto al passato. La vittoria, per la prima volta, dello schieramento di centrosinistra alle elezioni Regionali dello scorso ottobre, legata in primo luogo alla figura del candidato Rosario Crocetta, ma anche al merito di aver tenuto in coalizione tradizioni riformiste e moderate, scomponendo peraltro il tradizionale blocco del centrodestra siciliano, può essere in questa chiave una grande opportunità. Opportunità che però non può naufragare nel personalismo dei protagonisti della scena politica, nè nella corsa tra le sigle vecchie e nuove di partito o tra le correnti: i siciliani non si appassioneranno mai nel veder fiorire partiti o correnti, nè tantomeno nel vedere pezzi di ceto politico di destra accorrere a supporto del governatore Crocetta. Rispetto al fatalismo imperante da secoli nell’animo di ogni siciliano, oggi dare risposte ai temi nevralgici fin qui non affrontati da nessun governo può significare scardinare un sistema di privilegi per liberare risorse ed energie creando condizioni di equità e dando soluzione alla crisi. È ancora una volta il Partito Democratico che deve assolvere a questo compito, uscendo dai tatticismi, rilanciando anzitutto dentro la maggioranza di governo la necessità di condividere progetti e prospettive e stabilendo con il governo stesso quel rispetto dei relativi ruoli che può avvantaggiare ciascun soggetto politico, molto più di quanto accade invece in queste settimane in cui i rapporti tra le forze di governo appaiono, territorio per territorio, sempre più complicati.

Per noi Giovani democratici siciliani si può uscire dalla crisi dimostrando la nostra diversità rispetto alla destra di Cuffaro e Lombardo solo scegliendo un ordine di priorità in linea con il nostro programma elettorale e con i nostri valori. Sobrietà e moralità. Rispetto ai costi della politica e all’apparato parassitario della Regione Siciliana condividiamo le scelte di razionalizzazione dei costi portate avanti dal Presidente oltre che quelle relative alle rotazioni dei dipendenti con incarichi dirigenziali. Un percorso questo che deve andare avanti, soprattutto su quanto promesso e ancora disatteso: il simbolo dell’incompiutezza sta nell’Ufficio della Regione a Bruxelles che pare si debba dotare di altri collaboratori esterni assunti senza concorso ma su indicazione presidenziale. Un ufficio che invece dovrebbe essere chiuso – così come è stato più volte in passato dichiarato – e sostituito da una nuova organizzazione delle funzioni di chi, a vario titolo, svolge attività di rappresentanza dell’ente Regionale presso le istituzioni europee. Cosi come riteniamo altrettanto fondamentale dare l’esempio. Una giunta di centrosinistra deve essere avanti anche rispetto alle demagogie e ai grillismi dell’ultim’ora: il Presidente Zingaretti, in Lazio, ha ridotto il numero dei suoi assessori e parificato l’indennità sua e dell’intera giunta a quella percepita dai Sindaci delle grandi Città. Perchè non fare lo stesso in Sicilia?

Istruzione e Sapere
Nella società della crisi e dell’economia agganciata alla finanza e alle sue bizze, la conoscenza è l’unica arma di riscatto per una generazione esclusa dal circuito d’ingresso del mondo del lavoro. In questo senso le Università Siciliane debbono essere messe nelle migliori condizioni di poter attrarre studenti e formarli per poi collegarli al mondo del lavoro. Non comprendiamo oggi quale criteri stiano alla base dei tagli delle risorse agli Atenei apportati nella proposta di Bilancio che in questi giorni è al vaglio dell’Ars; Tagli spesso discriminatori, come quelli realizzati a danno della Kore di Enna, che addirittura vedrebbe dimezzarsi il trasferimento di risorse regionali per l’anno in corso, perchè non legati a nessun sistema di valutazione della qualità della didattica o degli sbocchi professionali. Noi riteniamo che invece di tagliare le risorse bisognerebbe investire e soprattutto Investire bene, in modo trasparente, adottando protocolli Atenei-Regione su qualità dell’insegnamento, valutazione costante dei livelli e specializzazioni post laurem: ci sembra questo l’unico sistema per coniugare risorse pubblica a risultati efficaci. Ci preoccupa inoltre l’approccio, rappresentato nella proposta di Bilancio Regionale, al tema del diritto allo studio. Anche qui, per far cassa si colpisce un diritto sacrosanto: il diritto ad accedere ai livelli più alti dell’istruzione ai capaci e meritevoli anche se privi di mezzi invece di ipotizzare, ad esempio, di redistribuire gli introiti derivanti dalla Tassa per il Diritto allo studio pagata dagli studenti universitari per implementare e migliorare i servizi offerti dagli Enti regionali per il diritto allo studio. Riguardo questi ultimi da qualche tempo corre voce che bisogna procedere a una riforma del sistema di organizzazione di tali enti, riforma che anche noi riteniamo auspicabile ma nelle more che si verifichi la quale è necessario garantire il funzionamento degli enti e, quindi, la prestazione dei servizi agli studenti non ricorrendo a commissariamenti, come avvenuto di recente per l’Ersu di Palermo, ma garantendo la partecipazione degli studenti nei Cda degli enti stessi con l’indizione immediata di elezioni delle rappresentanze studentesche negli Atenei in atto sprovvisti di tali rappresentanze. Non possiamo fare peggio del governo Lombardo su temi e battaglie storicamente proprie della nostra parte politica. Non possiamo decurtare risorse essenziali per valorizzare quando invece è necessario mettere in condizione realmente gli studenti siciliani di potersi formare. Siamo la Regione degli idonei non assegnatari, delle case dello studente strapiene e appena sufficienti a soddisfare il 30% della domanda studentesca di alloggi, delle mense affollatissime ed insufficienti rispetto alle richieste. Siamo la regione che perde migliaia di menti ed eccellenze costringendole a partire in cerca della meritata affermazione e favorendo così paesi già altamente sviluppati e tecnologicamente avanzati.
Un governo rivoluzionario, del cambiamento non può che investire sull’istruzione e sul sapere, impiegando su questi vettori risorse proprie e ponendo in essere ogni sforzo di immaginazione per il reperimento e l’utilizzo di risorse comunitarie, dei privati che vogliano investire nell’alta formazione, ecc.

Lavoro e sviluppo sostenibile
La profonda crisi che stiamo attraversando ci offre la straordinaria possibilità di modificare in maniera strutturale gli assetti economici, sociali, culturali della nostra Regione.
E’ ormai palese agli occhi di tutti che non possiamo più permetterci di sostenere che la competitività con gli altri Paesi del Mondo si possa raggiungere solo giocando al ribasso sui diritti sociali e civili dei cittadini del nostro Paese e della nostra Regione. La vocazione principale del Partito Democratico in Sicilia dovrebbe essere quella di mettere a sistema le risorse insistenti sul nostro territorio, in quanto, per la Sicilia, la competitività parte dalla scelta di un modello di sviluppo e della valorizzazione di tutto ciò che a questo modello sta intorno.
La vocazione agricola.
La normativa europea di mette di fronte all’evidenza che esiste una concorrenza sui beni agricoli, nei confronti della quale non siamo stati in grado di stare al passo: da un punto di vista di tecnologie applicate all’agricoltura; da un punto di vista di marketing dei prodotti agricoli. È necessario promuovere l’idea che non esiste un modello di sviluppo standard, e che non dobbiamo essere spaventati dallo scommettere sulle nostre risorse, senza inseguire i modelli di sviluppo altrui. Dal 1990 a oggi si è verificata, nella nostra Regione, una contrazione di tutte le superfici ad eccezione di quelle artificiali e delle zone umide. Nonostante questa percentuale arrivi oggi a toccare solo il 6% della superficie totale, la Comunicazione n. 179 del 2002 della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale ed al Comitato delle Regioni, pone l’attenzione sulla irreversibile perdita di suolo impermeabilizzato e reso artificiale. Sulla base di questo e sulla base delle possibilità lavorative a cui questa operazione potrebbe condurre, il Partito Democratico dovrebbe ritenere necessaria un’analisi dei beni immobili in disuso, culturali e non, per permettere: una ottimizzazione dei costi della Pubblica Amministrazione, se indirizzata allo sfruttamento delle risorse “in house”, e non a ulteriore ricerca di risorse esterne; all’aumento della vocazione turistica del nostro territorio, in cui esistono beni culturali del tutto deturpati dal tempo, dalle condizioni atmosferiche, ma anche da atti di vandalismo e dall’attività illecita dei cosiddetti “tombaroli”; l’incremento delle posizioni lavorative, per un settore in crisi come quello dell’edilizia, che, con la ristrutturazione degli edifici, potrebbe ricondursi alla sintonia con il rispetto dell’ambiente, ma anche per giovani e non, che si inseriscono in un percorso di studio di secondo livello con la speranza di poter avere un diploma di indirizzo turistico spendibile sul loro territorio, ma si vedono poi preclusa ogni tipo di attività e scelgono quindi di proseguire con un percorso di studi universitario, in mancanza di alternative. Infine, se la politica è intesa come spirito di servizio, è necessario che le unità territoriali più vicine alla comunità, come gli enti locali, vengano incontro, per quanto loro competa, alle esigenze del tessuto territoriale con il quale si interfacciano. È indiscutibile che la crisi lavorativa non debba essere affrontata con soluzioni assistenzialistiche a breve termine, ma con un investimento sulle capacità e possibilità dei nostri cittadini. Gli enti più prossimi alla comunità, come gli enti locali, dovrebbero dotarsi di strumenti di consulenza ed assistenza progettuale per potenziali imprenditori, e anche di sportelli per l’informazione sulle possibilità che i lavoratori o gli imprenditori hanno la possibilità di fruire già da oggi.
In abbinato a ciò è urgente provvedere nella stesura di un piano per lo sviluppo che metta al centro il tema della sostenibilità e punti sulle opportunità offerte dall’implementazione di settori strategici come quelli della green ecnomy e del mondo delle start up.

Cultura e Turismo
Senza soffermarci sulle tristi, a volte imbarazzanti, vicende che hanno colpito gli assessorati in questione, ci auguriamo che si possa finalmente stabilire un’interlocuzione vera e propositiva col governo regionale su queste tematiche.
Il più grande patrimonio indisponibile ma immediatamente fruibile in Sicilia è la Cultura ( i beni culturali, archeologici, museali, teatrali ). Da questi possiamo davvero ripartire prendendo per mano ciò che è stato abbandonato e che può rimettere in moto economie locali pubbliche e private. L’aver annunciato di rescindere i contratti privati di gestione dei parchi archeologico museali ci sembra un segnale importante; Diventa però fondamentale coordinare le nuove forme di accesso alla gestione. Noi riteniamo che questa occasione non può andare sprecata con l’affidamento in house, non solo per le preoccupazioni legate al collegamento ( spesso malsano ) tra bene pubblico e gestione regionale, ma perchè centinaia di cooperative , piccole imprese, ditte individuali di giovani siciliani potrebbero, attreverso criteri di assegnazione trasparenti e legati alla qualità, riprendere fiato e speranza . Gestire un bene culturale significa investire un pezzo importante e decisivo della proprio attività privata ; che a farlo non sia la Regione con la sua elefantiaca burocrazia ma il mondo cooperativo e delle piccole imprese ci sembra una scelta opportuna se guidata da criteri che garantiscano imparzialità ed efficenza.
Rispetto al mondo delle Arti riteniamo necessario e attuale predisporre l’albo degli artisti , per gestire in modo trasparente e pubblico la concessione degli spazi. Un tema questo centrale non solo per socializzare la cultura ma anche per mettere a valore tanti spazi inutilizzati o mal gestiti di proprietà regionale. Siamo convinti, inoltre, che l’impegno, pur gravoso, di spesa a sostegno dei Teatri Siciliani sia la strada giusta per mantenere un livello adeguato di qualità della programmazione. Programmazione che dovrebbe essere il criterio centrale rispetto al quale predisporre bandi ed erogazioni ; non esiste impresa culturale pubblica o privata in grado di scommettere sul proprio presente e, tantomeno, sul proprio futuro senza la sicurezza di una seria programmazione con l’Ente pubblico di medio periodo.

Per quanto sopra, i Giovani Democratici Siciliani

1) riguardo la complicata situazione politica nazionale in atto, auspicano che il Pd, dopo aver contribuito alla riconferma di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, confermi e rafforzi l’impegno per la nascita di un governo per il cambiamento, per le riforme, per il lavoro. Tale governo non dovrà in alcun modo riproporre schemi già testati nell’ultimo anno con il governo Monti, ma invece dovrà trovare primo fondamento nelle forze parlamentari che si candidano a rappresentare il cambiamento stesso, a partire quindi dal M5S, e potrà avvalersi della guida di una personalità che sappia sintetizzare le diverse forme ed istanze del cambiamento;

2) chiedono che in Sicilia il Pd ed il presidente Crocetta, superando alcuni tentennamenti o cedimenti registrati nelle prime battute dell’esperienza governativa, aprano con urgenza una nuova fase di confronto dialettico franco ma rispettoso tra loro e con l’organizzazione giovanile stessa e rafforzino l’attività di governo nel segno del cambiamento e della discontinuità con le precedenti amministrazioni, in particolare ponendo in essere, a partire dalla prossima Legge di bilancio, i meccanismi utili a consolidare e rafforzare il sistema dell’Istruzione ai diversi livelli, del collegamento tra istruzione e opportunità lavorative e della salvaguardia della cultura come risorsa strategica per la nostra isola.
3) chiedono un immediato chiarimento nei rapporti tra il PD e le altre forze della coalizione di governo, a partire dal Megafono, nella prospettiva di delineare un orizzonte condiviso nella chiarezza per allargare il centrosinistra, portando dentro tutto ciò che può rappresentare un valore aggiunto, senza snaturare la natura ed i fini dell’esperienza politica del centrosinistra siciliano. D’altro canto, ritenendo necessario sgombrare il campo da elementi di ambiguità nell’azione politica del PD e degli altri soggetti della coalizione, è necessario che chi aderisce al PD da semplice iscritto o da dirigente debba svolgere con impegno esclusivo la propria attività politica al fine di rafforzare il nostro partito e non soggetti politici che si configurano sempre più come alternativi e, troppo spesso, concorrenti e non alleati. Solo così potrà muoversi qualche passo verso il recupero di una concreta unità di intenti tra i soggetti politici impegnati nella costruzione e nel rafforzamento della presenza politica del PD in Sicilia.
4) indicono un momento di mobilitazione per mercoledì 24 aprile p.v. in tutti i capoluoghi di provincia dell’isola per manifestare le posizioni di cui sopra relative da una parte alla vicenda nazionale e, dall’altra a quella regionale, per dire no alla partecipazione del PD ad un governo privo di posizioni politiche nettamente volte al cambiamento e finalizzato a perpetrare nei prossimi mesi la fase di gestione di “salute pubblica” che scarsi risultati ha prodotto negli ultimi mesi prima delle recenti elezioni politiche.