Egregio Direttore,
dopo il continuo susseguirsi della “decapitazione” di tante Amministrazioni Regionali per ruberie varie forse è il caso di rivedere l’assetto istituzionale del nostro Paese. Mi sa che andando avanti, man mano che giudici attenti e scrupolosi di altre regioni, oltre a quelle già inquisite, avranno sospetti, indizi, prove e tempo per occuparsene, cadranno altre teste in altri palazzi regionali. Le mura di Gerico caddero in una sola volta mentre le mura delle Regioni stanno cadendo una dopo l’altra (mi sembra che siano già 6 o 7).
Aver voluto istituire le Regioni senza abolire le Province dopo 25 anni dalla Costituzione, che pur le prevedeva, è stato un errore madornale. Senza contare gli altri sbagli accorpati all’errore principale: aver istituito 5 Regioni a statuto speciale, senza fissarne una durata; aver lasciato alle regioni un’autonomia di spesa eccessiva e senza controllo; aver equiparato i consiglieri regionali, relativamente alle retribuzioni e vari benefici, ai superpagati parlamentari nazionali; aver lasciato alle Regioni la facoltà di aprire sedi di rappresentanza all’estero ecc..
Quando nel 1970 venne avviata l’istituzione delle regioni qualcuno cercò di obiettare facendo presente l’enormità della spesa necessaria per la loro fondazione e per il futuro funzionamento: personale, sedi, infrastrutture, arredi, spese correnti, ecc.. Gli fu risposto che la spesa maggiore, quella per il personale, sarebbe stata risolta in buona parte prendendo il personale dalle Province, dai Comuni e da altri Enti Locali, dove si sapeva che era in sopranumero. Però così non avvenne, perché in molte Province e in moltissimi Comuni, anche nei più piccoli, furono aperte le assunzioni a ruota libera, per chiamata diretta, cioè senza bandire pubblici concorsi, e le persone assunte (per lo più con metodi clientelari), dopo pochi giorni con un’altra delibera venivano prima “comandate” e poi “assegnate” alla Regione.
Nei primi anni ’70, poco più che trentenne e senza esperienze amministrative o di economia politica, espressi ripetutamente questa considerazione: l’avvento delle regioni sarebbe stato per l’Italia un danno economico superiore alla spesa per i danni subiti dalla seconda guerra mondiale. Anche perché quella spesa prima o dopo sarebbe finita, mentre quella delle regioni sarebbe andata progressivamente aumentando. Purtroppo questo si è verificato anche grazie alle leggi troppo permissive e dai regolamenti a maglia larga che gli amministratori regionali si sono fatti a proprio uso e consumo.
Con l’istituzione delle regioni era prevista l’abolizione delle Province ed il dimezzamento del numero dei parlamentari. Sono trascorsi oltre 40 anni e tutto ciò non è stato fatto. A questo punto dico: forse è stato un bene ! Difatti considerando l’enorme, spropositato costo delle regioni, divenute centri di spesa senza fondo, e sede di spendaccioni senza scrupoli, non sarebbe il caso di VALUTARE L’OPPORTUNITA’ DI ELIMINARE LE REGIONI INVECE DELLE PROVINCE ? Con oculatezza e discernimento si potrebbero attribuire alcune competenze che attualmente hanno le Regioni alle Province e ai Comuni (eventualmente con alcuni accorpamenti) e farne ritornare altre (come la sanità) allo Stato. Inoltre occorrerebbe, congiuntamente, snellire la burocrazia, potenziare il controllo da parte della Corte dei Conti e ripristinare la Giunta Provinciale Amministrativa (Organo di controllo dello Stato sugli Enti amministrativi periferici). Ed infine, considerando l’enorme differenza di costo tra le Province e le Regioni è presumibile che, abolendo queste ultime, verrebbe azzerato il debito pubblico dell’Italia. Che ne pensate ?
Cordialmente.
Martino Pirone