Tanti messinesi non lo sanno ancora, eppure, molti di loro Antonia Di Prima l’hanno conosciuta, e, con tutta probabilità, ne hanno apprezzato la forza, sostenendola in una delle più recenti e più combattute battaglie per il lavoro, andate in scena in riva allo Stretto, la vertenza Futura. Antonia era una delle instancabili donne che hanno protestato, hanno urlato, si sono incatenate di fronte i cancelli di Palazzo Zanca e dentro al “palazzo” ci hanno pure dormito. Lei, Antonia, è stata una delle colonne portante di quel manipolo di “pazze”, così come spesso tra di loro, scherzando, amavano chiamarsi, che per mesi, accompagnate dalla segretaria della Fp Cgil Clara Crocè, hanno lottato per ottenere quanto spettava loro: stipendi arretrati, diritto al lavoro. Stavolta, però, non è della vertenza che vogliamo parlare, stavolta vogliamo raccontare solo di Antonia Di Prima. Vogliamo raccontare della sua rabbia, che è anche la nostra rabbia, perché Antonia, sempre in prima fila dietro gli striscioni dei cortei, non è riuscita ad arrivare alla fine di questo lungo serpentone. Ha fatto un lungo ed importante pezzo di strada, segnato da lacrime, risate, dolori e gioie, ma non è riuscita a compiere lo scatto finale. Una malattia improvvisa, una di quelle che non lasciano scampo, l’ha portata via con sé, impedendolo di realizzare il suo sogno, quello di diventare un’educatrice a tutti gli effetti. Il nuovo tesserino non l’ha potuto indossare perché dallo scorso ottobre il male l’ha costretta a letto. Ha combattuto strenuamente anche la sua ultima battaglia, ma purtroppo non ce l’ha fatta. La donna, sposata e con due figli, lavorava nel sociale dal lontano dal 1994, e nonostante le tante delusioni subite da parte di un mondo troppo spesso al soldo della politica, non ha mai perso l’amore, la passione e la speranza verso il suo lavoro. Nelle prime righe di questo articolo ricordo abbiamo scritto che tanti, pur non sapendolo, Antonia hanno avuto l’opportunità di conoscerla: lo ribadiamo. L’hanno osservata attraverso gli obiettivi delle telecamere e delle fotocamere, ne hanno sentito parlare sulle colonne dei giornali. Nel dicembre 2010, infatti, durante una delle tante proteste organizzate al Comune, dopo una notte trascorsa tra i freddi corridoi di Palazzo Zanca, Antonia ebbe un malore. Intervenne di corsa il 118 che la portò in ospedale. Col senno di poi viene quasi da pensare che quell’episodio non fu per caso, ma fu quasi un segno, una premonizione. La fatica, le preoccupazioni, i dolori e le umiliazioni subite in questi anni, anni trascorsi all’insegna di battaglie sindacali, hanno indebolito il corpo di Antonia, ma ne hanno rafforzato l’animo, sempre pronto a dare un sostegno al prossimo in difficoltà. Ha vissuto le fasi più buie della vertenza, una vertenza che però, finalmente, sembrava essere giunta ad un lieto fine. Lo scorso mese, infatti, il giudice del lavoro, Giuseppina D’Uva, ha dato ragione ad una delle dipendenti che, così come altri circa 150 colleghi, nell’ambito dell’intricata vertenza, ha intentato un’azione legale contro il Comune, per ottenere il pagamento di stipendi arretrati e tfr (trattamento di fine rapporto). Una sentenza storica, essendo il primo caso in cui una pubblica amministrazione viene considerata responsabile in solido nei confronti del lavoratore. Purtroppo, o per fortuna, dipende da come la si guardi, Antonia non sarà costretta a subire un’ulteriore agonia: il Comune, infatti, ha presentato ricorso in appello contro il provvedimento, allungando quindi i tempi per l’eventuale restituzione delle somme ai dipendenti, che chiedono solo di ottenere quanto gli spetta. L’ennesima umiliazione subita dai lavoratori della ex cooperativa Futura. Questa volta, però è arrivata inaspettata , come una doccia fredda .Una roba che ti fa perdere la fiducia nelle istituzioni. Soprattutto quando l’ingiustizia arriva, da chi invece in passato per mestiere, aveva il compito di riparare ai torti. Qualcuno, forse, da lassù, ha deciso che per Antonia, non fosse più il momento di subire un’altra di quelle ingiustizie che nella sua vita ha sempre cercato di combattere. Da ora in poi, la sua “missione” sarà quella di sostenere e proteggere dall’alto le amiche e colleghe di tante battaglie. Lontane ma per sempre vicine. Si perchè noi non ci fermeremo andremo fino in fondo. Pretendiamo GIUSTIZIA!