Mentre noi siamo impegnati a uscire dalla crisi economica nel frattempo ci sono uomini e donne pronti a uccidere in nome della guerra santa del jihadismo islamista. Ultimo atto di questa guerra dimenticata è l’aggressione al soldato francese presso il quartiere de la Defènse a Parigi, per fortuna senza conseguenze gravi. Così non è stato invece per l’altro soldato britannico Lee Rigby barbaramente assassinato dal furore islamista dei due terroristi islamisti nei giorni scorsi. E’ ricominciata la guerra all’Occidente? Per la Nuovabussolaquotidiana.it sembra di sì. Infatti Stefano Magni, esplicitamente scrive: “Boston, Stoccolma, Londra, sono le tappe di una nuova guerra di religione nel cuore dell’Occidente”.(Lanuovabq.it 25.5.13). Le bombe a opera dei fratelli ceceni alla maratona di Boston avevano risvegliato l’opinione pubblica: il terrorismo jihadista esiste non è finito con la scomparsa di Osama bin Laden. Le sommosse nei quartieri musulmani di Stoccolma di questa settimana contro la polizia al grido di “Allah Akhbar”. E ora l’aggressione ai due militari. Uno dei due aggressori che ha sgozzato con il machete il soldato inglese, Michael Abedolajo, con le mani rosse di sangue e gli occhi iniettati di odio grida come un invasato di fronte alla telecamera di un videoamatore:“Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro (…) Noi abbiamo fede in Allah e non finiremo mai di combattervi”.
“E solo ora ri-scopriamo, dopo anni di sonno, che esiste un nemico interno. Nemmeno un appassionato di teorie cospirative arriverebbe a ipotizzare uno scenario come quello che stiamo vivendo in quest’ultimo mese. Tre grandi attacchi, in tre città occidentali, sempre condotti da radicali islamici. Sembrerebbe un’offensiva coordinata. Invece non la è. E quindi è molto peggio”. Si vero i terroristi isolati, i “cani sciolti”, che fanno il jihad fai-da-te, sono molto pericolosi, lo scrivono in un libro scritto a quattro mani, Stefano Dambruoso e Vincenzo Spagnolo, si tratta di “Un istante prima”, sottotitolo: “Come è cambiato il terrorismo fondamentalista in Europa dieci anni dopo l’11 settembre. Il racconto di un magistrato in prima linea”, pubblicato da Mondadori due anni fa. Dambruoso è un valido magistrato che si è occupato da sempre di terrorismo, tanto che il settimanale “Time”, lo ha incluso tra gli “eroi europei” per il coraggio professionale dimostrato nella caccia al Terrore”. Recentemente si è candidato nella “Lista Monti” ed è stato eletto parlamentare. Mentre Spagnolo è un giornalista del quotidiano “Avvenire”.
Dambruoso si definisce “un cane da guardia”, pronto a fiutare i rischi, ad abbaiare e perfino a mordere chiunque voglia aggredire la nostra società, che si sente tranquilla, ma non lo è. Si pensava che con la scomparsa del leader di Al Qaida, Osama bin Laden, il problema terrorismo fosse finito. “Mi è bastato svegliarmi al mattino e leggere, nel televideo, le notizie d’agenzia che rilanciavano i proclami di vendetta di altri leader fondamentalisti, per averne purtroppo la conferma”. Pertanto uno“spettro”, quello del terrorismo jihadista o qaedismo, si aggira per il mondo, per l’Europa, ma anche per l’Italia. E questo terrorismo può far male non solo organizzato ma anche da persone singole, kamikazi solitari, capaci di attuare un attentato senza coinvolgere altre cellule. Come Abedolajo, convinto all’islam dall’imam radicale Anjem Chourdary, il quale in un discorso tenuto in un anniversario dell’11 settembre, aveva proclamato: “L’islam è superiore e non sarà mai sorpassato. La bandiera dell’islam sarà issata a Downing Street”. Come? “Molto semplice: con la procreazione e il proselitismo. Procreazione: l’islam radicale, secondo l’imam, può vincere anche solo figliando. A Londra abita circa 1 milione di musulmani su una popolazione di 8. In alcuni quartieri, i musulmani sono già maggioranza. Proselitismo: dopo l’11 settembre i convertiti all’islam sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti. In questi dodici anni di guerra al terrorismo si sono moltiplicati i fondamentalisti fra quelli che, fino a poco prima, erano musulmani non militanti”.
Nel capitolo “Predicatori d’odio”, Dambruoso scrive che attraverso internet ormai si riesce a ottenere terroristi uomini e donne,“homegrown”, cresciuti all’interno delle comunità musulmane residenti. Gente come noi, americani, inglesi, francesi, spagnoli, italiani. “Parlano le nostre lingue, hanno facce comuni, vestono e si comportano come noi”. Sono i nuovi terroristi made in Occidente, è il cosiddetto Global Islamic Media Front, noto per aver diffuso sul web filmati di cellule terroriste e video messaggi qaedisti, ha perfino divulgato una sorta di identikit socioculturale dei futuri attentatori pronti a colpire le nazioni occidentali. In un messaggio si profetizza che a colpire l’Europa saranno prima o poi giovani che “hanno studiato nelle vostre scuole, vi conoscono bene e vanno in chiesa. Bevono vino, mangiano il maiale e contrastano i musulmani. Ma al Qaeda è riuscita a diffondere le sue idee nel loro cervello. E pianificheranno un attentato sia in Europa che in America”. Non sono solo messaggi promozionali, Dambruoso sostiene che si possono vedere schede di terroristi condannati o indagati con reti jihadiste dove affiorano nomi francesi, belgi etc. Dai dati statistici forniti dall’Europol, il servizio di cooperazione fra le polizie dei Paesi membri dell’Ue, si evince che c’è un forte aumento (il 50%) di persone arrestate in Europa, legate a gruppi terroristici di matrice islamista.
In lingua inglese, l’attentatore solitario, non legato ad alcun gruppo, viene definito lone terrorist, scrivono gli autori del libro “Un istante prima”, “un uomo solo che per motivi legati a frustrazione, rabbia, desiderio di vendetta o malessere esistenziale, decide di compiere uno o più attentati e si organizza meticolosamente per realizzare il suo piano, aiutato al massimo da pochi complici che sovente conoscono solo dettagli dell’intero disegno”. Il “cane sciolto”, il magistrato li chiama “monadi” del Jihad: fanatici solitari capaci di addestrarsi in modo “casalingo” sono uno degli incubi dei servizi di intelligence, in particolare negli Usa. “Fermate le umiliazioni a cui siete sottoposti e partecipate al jihad sulla via di Allah…”, si legge in un messaggio di un kamikaze che, nel dicembre del 2010, si è fatto esplodere in una via centrale di Stoccolma. Sono parole dirette ad altri come lui, che definisce “mujaheddin in Europa”, incitandoli all’azione: “E’ giunti il tempo di eseguire gli attacchi. Non aspettate a lungo. Venite al Jihad con qualsiasi mezzo, anche solo con un coltello…”.
DOMENICO BONVEGNA