RADIO ZANCA: Garofalo e Calabrò voi siete il frutto dei debiti

Dalla lotta alla corruzione alla qualità della vita dei cittadini. Dovrebbero essere questi gli obiettivi della nuova classe dirigente dello Stretto che andremo a votare tra qualche settimana. Ma non vediamo, purtroppo, grosse differenze con il recente passato. La meritocrazia la dovrebbe promuovere Enzo Garofalo o Felice Calabrò? Figurarsi! I Garofalo, i Calabrò sono solo bravi a promettere salvo poi scappare di fronte alle proprie responsabilità. Messina non ha bisogno di loro, Messina non può permettersi un’altra amministrazione scarsa se non peggio: complice! Per risanare i debiti che sono tanti e tali da provocare il dissesto ci vuole un sindaco intelligente e capace. Non più un Comune a distribuire assistenza, benessere e favori, ma la comunità stessa che vi concorre e se ne prende la responsabilità, con tutti i suoi componenti. Certo, Messina è una città malata, ha indici in rosso e aspettative di vita, superiore forse a un luogo “africano”. Sconfiggere tutto quello che impedisce alla nostra comunità di diventare "normale" dovrebbe rappresentare il minimo garantito: i silenzi, i trucchi, le ambiguità non pagheranno. Prima o dopo un sindaco capace ci sarà pure per le vicende messinesi e le ruberie non potranno essere sempre fatte passare per ingegnose trovate di finanza creativa. Superconsulenze, soldi facili agli amici, incarichi ad hoc, in parole semplici, vi abbiamo svelato il meccanismo delle tangenti che hanno saccheggiato Palazzo Zanca. Occorre ribadire che, nel clima della Messina da salotto, i cittadini devono, tutti, attenersi alle regole, sempre e comunque. Anche se gli opinionisti arruolati dalla Lobby dello Stretto ci dicono che va tutto bene e la politica inciuciona non c’è più se votiamo Garofalo e Calabrò. Dal nostro punto di vista, è avvenuta una profonda trasformazione del Sistema Messina, dopo lo scandalo targato Gioco d’azzardo e quello del sacco edilizio, denominato Oro grigio. Lo Stretto è sempre una grande zona franca che ospita business illegali, la più grande del Meridione e con rilievo internazionale. Non è Palermo, d’accordo. Ma solo perché più simile a un mercato arabo. Assecondare la violazione delle norme, solo per non far arrabbiare la Lobby dello Stretto, è peggio che sciocco: è sbagliato. L’attrazione tra politica lobbistica e notizie può essere fatale. La gente onesta che vive i Palazzi istituzionali è chiamata a un duplice, difficile, compito. Risanare l’anima che guardava ai bilanci e accettare, per sempre, di essere orfana dei politici. Qui ci vuol più di uno psicoanalista collettivo. Generazioni di magistrati sono state abituate a fare giustizia sul dettato di uno studio legale o di qualche segreteria politica. La libertà (?) improvvisa ubriaca, confonde, distrae. Se questa emancipazione che sbandierano di aver raggiunto faticosamente – eliminando i cosiddetti rami secchi – porta alla giustizia uguale per tutti, noi non siano ancora in grado di sostenerlo. E’ ancora presto e soprattutto non sarà automatico, come in un esperimento di magnetismo. La deriva Messina è astutamente accentuata, da chi, da una parte e dall’altra, ha già deciso che la partita, comunque, debba giocarsi evitando di colpire l’avversario al cuore. E che l’informazione sia l’arma strategica, è fuor di dubbio: il fiorire di testate telematiche con editori oscuri o "fratelloni" è la conferma che la Lobby dello Stretto punta a confondere il cittadino sempre più navigatore. Prestino dunque attenzione i messinesi a chi più strilla a senso unico contro le deformazioni degli avversari, perchè quasi sempre è un lucifero dell’etere mascherato sotto la sdrucita pelle d’agnello dell’obiettività. E comunque per molti di loro vale questa massima: disinformare lo ritengono un obbligo, dire la verità un optional. A dirla tutta: non mancano cadute di tono e gusto, mentre i trasformisti sudano come matti a cambiar "abiti" e bandiere politiche nella frenetica crisi del Sistema Messina. Niente paura: la lentezza della giustizia fa dimenticare gli orrori di certi delitti commessi. Del resto, non è nei momenti difficili che l’uomo stringe nuovi rapporti umani e vota persino per un No ponte?