Abbiamo conquistato il ballottaggio per decidere chi sarà il nuovo sindaco di Messina. Un momento politico particolare che per i fedelissimi di Renato Accorinti rappresenta la luna: l’infedeltà fa miracoli. Il progetto di un COMUNE alternativo (sarà poi davvero così?) vale tutte le provocazioni messe insieme. La rivoluzione di Crocetta sfreccia a mille all’ora sulla storia degli ex berlusconiani ma la morale stenta a tenere il passo. Gli opportunisti cavalcano l’onda del rinnovamento: chi ieri era di là oggi si ritrova in Consiglio dall’altra parte della barricata. Con la complice felicità del mercato politico. I filosofi dell’etica invece restano alla finestra, cioè fuori dal Palazzo. Privi di risposte sicure a domande impreviste e per molti versi imprevedibili. I volti nuovi lasciano perplessi: la loro elezione – se proprio si vuole spaccare il capello in quattro – ha aspetti inquietanti che lasciano aleggiare fantasmi di vecchia politica. Ora che la misura è davvero colma, anche autorevolissimi politici messinesi, finora troppo distratti o silenziosi, elevano la loro voce. Lo constatiamo con soddisfazione: non certo per rivendicare frustranti primati, ma per cercare di scongiurare che la questione morale, finora rimossa, venga ora sublimata nella chiacchiera. Troppe volte le uscite sono rientrate. Gli impegni solenni sono stati dimenticati. A iniziare dalle liste pulite. I problemi, anziché risolti, dissolti. Per sottrarsi alla entropia delle chiacchiere e del facile oblìo questi tardivi ma significativi e importanti moniti dovrebbero tradursi presto in fatti, atti e comportamenti coerenti. Ciò, tuttavia, richiederà rinunce, decisioni, recisioni e cambiamenti difficili, anche traumatici. La prima prova di credibilità è a portata di mano. Sta nel modo in cui il messinese saprà affrontare la prova ballottaggio. Non si tratta solo della scelta delle persone che dovranno guidare Messina. Si tratta del modo dell’intervento. Della durata, che non può essere – com’è in altri casi – indefinita. La crisi del Comune è evidente e i debiti sono tantissimi. Il nuovo sindaco deve impegnarsi a tutelare gli interessi della comunità e salvaguardare il cittadino. Si tratta di non invischiarsi nei complicati e mortificanti giochi di potere della Lobby dello Stretto. Si tratta soprattutto, di assicurare la più inflessibile autonomia e imparzialità. Chi fra Renato Accorinti e Felice Calabrò saprà essere così bravo a catturare la simpatia dell’elettore? Messina cambia, dicevamo. Per anni il bravo amministratore doveva essere colui che indossava meglio di altri l’abito blu. Adesso è sufficiente essere alternativo con una maglietta della salute, meglio se colorata, e tutte le porte si aprono per magia. No al Ponte sì ai matrimoni dello stesso sesso certifica la carta del bravo amministratore della cosa pubblica. Bisogna abituarsi? E’, sic et simpliciter, la morale messinese che cambia.