Non deve essere sempre facile la vita per la politica quando arrivano le campagne elettorali: con tutte le promesse fatte e quasi mai mantenute, il politico si dimostra fin qui incapace di essere un uomo d’onore. Magari a volte lo è fin troppo come ci hanno spiegato certi atti giudiziari. In ogni caso la nostra memoria di cittadini è ancora scossa dalle violenze, non solo verbali, di cui la democrazia è stata oggetto. Violenze e vergogne che dovrebbero spingere la magistratura ad assumere posizioni sempre più chiare e ferme nel combattere il crimine e il riciclaggio di denaro sporco. Come tutte le elezioni anche questo ballottaggio per scegliere il prossimo sindaco di Messina avrà un senso solo se dietro di sé porta una nuova consapevolezza e la rimozione di alcuni ostacoli culturali e politici. Ma soprattutto l’affermazione di una politica capace di mettere fuori dalle stanze quei cialtroni in doppio petto che hanno un concetto assai naif della pari opportunità: quando a Messina, per esempio, gli onesti avranno pari opportunità dei disonesti forse la giustizia sociale trionferà. Eppure sappiamo già che non basterà il volto pulito di qualche candidato per mutare gli scenari: c’è tanta ipocrisia colorata di verde. Noi sogniamo una rivoluzione in cui finalmente la politica mantenga dopo il voto ciò che ha promesso durante il giro delle piazze. Noi sogniamo che persone degne di questo nome entrino nei Palazzi istituzionali per fare solo l’interesse della gente, ma comprendiamo pure che non sarà sufficiente l’azione di un politico senza il coinvolgimento dei valori. Dietro l’angolo il pericolo degli intrecci politici, della degenerazione della Lobby. A Messina ricordiamo a noi stessi che queste ingerenze che corrompono insieme la classe politica e la burocrazia, hanno deviato inchieste, regalato successi ad alcuni e sconfitte cocenti ad altri. E perfino salvato patrimoni costruiti in gran parte con il frutto di delitti mai pagati. Questo mostro di classe dirigente ha cambiato la nostra vita, saccheggiato i nostri Palazzi e derubato il nostro futuro. Un diritto politico che pesa perchè per esempio la cosiddetta società civile, non può collocarsi al di fuori del sistema politico: e infatti non ci sono più regole dato che i controllori spesso sono una emanazione dei controllati. Questa è la realtà, può piacere o non piacere, ma questa è. Lo ripetiamo a quanti continuano a fare i furbi: è la cattiva classe dirigente ad aver insultato i messinesi e sporcato il buon nome di Messina. Annidata in centri di potere, amministra lo Stretto per consolidarsi anche a scapito dell’interesse collettivo. E’ un pianeta in gran parte inesplorato e di dimensioni impressionanti, in cui la logica della tangente ha rapidamente attecchito conquistando i settori più remunerativi. Così i cittadini continuano a dover fare i conti con un esercito di potenti – di cui solo in parte conoscono la consistenza – e continuano a subirne i danni. Non si può progettare qualcosa di utile per la comunità quando è il Sistema che condiziona pesantemente la libertà creativa e comunicativa detta i tempi dell’affaire, come hanno dimostrato diverse inchieste e soprattutto, quando certo potere politico ed economico, hanno costruito un palazzo nel palazzo. E tirando le somme, il bilancio non può che essere in rosso. Messina è una città divisa in tre momenti: passato, presente e futuro, avrebbe detto qualcuno.