Giovedì sera mentre la maggior parte dei milanesi era davanti alla tv per vedere la partita di calcio Italia-Spagna, un gruppetto di uomini e donne di buona volontà partecipa al convegno organizzato da Alleanza Cattolica presso la propria sede a Milano per presentare il Manifesto: “Unioni di fatto: cinque punti fermi”. Ha introdotto la serata Marco Invernizzi, responsabile per la Lombardia dell’agenzia cattolica. Sono intervenute, l’avvocato Jennifer Basso Ricci e la giornalista Raffaella Frullone. La prima attraverso alcune slide ripercorre le tappe dell’attacco rivoluzionario delle ideologie alla famiglia, poi ha preso in esame gli aspetti giuridici della questione. Se non si è riusciti a cancellare la famiglia attraverso un processo culturale, ora si cerca di farlo attraverso le leggi. Anche se per la verità, secondo lo statistico Roberto Volpi, la famiglia sta scomparendo in Italia per via di una rivoluzione culturale, lo sostiene nel suo libro, “La fine della famiglia”, pubblicato nel 2007 da Mondadori. Nei nostri giovani non c’è più il desiderio di fare famiglie, di mettere al mondo dei figli e non tanto per motivi economici ma per la sopravvenuta trasformazione dei nostri modelli culturali. La Frullone, racconta brevemente la sconvolgente e sensazionale storia del movimento francese del “Manif pour tous”, (Manifestazione per tutti) che dall’anno scorso manifesta nelle strade e nelle piazze francesi per protestare contro la Legge Taubira, del governo socialista di Holland, che apre alla possibilità di unioni omosessuali parificate ai matrimonio eterosessuali. La Manif pour tous mobilita i cittadini francesi di tutte le sensibilità o appartenenze filosofiche, religiose, politiche “per” i diritti dei bambini e “contro” il disegno di legge del governo francese sul matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione di minori, nonché l’accesso delle coppie omosessuali alla procreazione medicalmente assistita (PMA)”
Infatti alle manifestazioni partecipano cattolici, evangelici, ortodossi, musulmani, ebrei, perfino associazioni gay come, “Plus gay sans mariage”, omosessuali che non vogliono il matrimonio. Le manifestazioni, in particolare quella del 26 maggio scorso ha registrato una eccessiva reazione della polizia francese che ha caricato i pacifici manifestanti con una violenza stile Sudamerica. Da qualche giorno è stato presentato un Dossier alla sezione “Diritti Umani” del Parlamento Europeo, che racconta la repressione della polizia francese.“La manifestazione che ha visto scendere in piazza quasi un milione di persone, ha dato adito a una risposta «violenta e brutale della polizia, a fronte di una atmosfera pacifica e amichevole, che non ha causato la distruzione di nessuna proprietà pubblica o privata. Il governo ha comunque risposto in una maniera inaccettabile in una democrazia, reprimendo la manifestazione con un uso inappropriato di gas lacrimogeno e con la detenzione arbitraria di centinai di dimostranti”. (Daniele Ciacci, Un dossier racconta la repressione della polizia francese, 27.6.13 LaNuovabq.it).
Ritornando all’incontro nella sede di Alleanza Cattolica, Invernizzi ha ricordato la “Carta dei diritti della famiglia” del 1983 che vuole essere un documento principalmente rivolto agli Stati e ai governi, nel quale si ricorda che cosa è la famiglia e quali sono i diritti che le devono essere riconosciuti. Il testo, pubblicato durante il pontificato del beato Giovanni Paolo II (1978-2005), rimane drammaticamente attuale ancora oggi, quando la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna viene attaccata come modello unico ed esemplare, accostandole diverse altre forme, soprattutto le unioni che vorrebbero essere riconosciute anche come matrimoni fra persone dello stesso sesso.
Inoltre Invernizzi ha ricordato il Family day, del 2007, una manifestazione straordinaria che portò in piazza San Giovanni a Roma oltre un milione di persone che sfilarono contro i “Dico”, di fatto il tentativo del governo Prodi di legalizzare il matrimonio gay. Era il 12 maggio ed era facile ricordare che il 12 maggio del 1974, 33 anni prima, si era svolto il referendum che aveva confermato la legge divorzista, facendo scoprire a tutti che i cattolici italiani erano diventati una minoranza. Eppure questa minoranza aveva saputo continuare a combattere, nonostante l’opposizione da parte del mondo della cultura e dello spettacolo, e la lacerante divisione all’interno dello stesso mondo cattolico. Così, 33 anni dopo, il mondo cattolico (e non solo) era ritornato in piazza e questa volta riuscì ad affossare il tentativo di riconoscimento legale delle coppie gay.
Invernizzi ricorda anche la recente sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che equipara il matrimonio omosessuale a quello naturale. Questo è il segnale che ormai la lotta contro la famiglia investe tutto il mondo occidentale. Certo in Italia, questa lotta è più cauta per la presenza del Pontefice, ma prima o poi anche in Italia arriveranno le sentenze come negli USA.
Per questo Alleanza Cattolica ha prodotto il Manifesto “Unioni di fatto e omofobia”, diviso in cinque punti, dove non soltanto si cerca di mostrare l’aggressione in corso contro la famiglia, ma si cerca di fare capire che, oltre alla equiparazione per legge del matrimonio gay a quello naturale, congiuntamente o successivamente, verrà promulgata una legge contro l’omofobia, in realtà una legge destinata a fare tacere chiunque volesse contestare o criticare lo stile di vita gay e la sua pretesa normalità. In pratica, anche in questa occasione, Alleanza Cattolica dovrà svolgere il compito del “grillo parlante”, speriamo di non finire “schiacciati”.
Nei cinque punti del manifesto si afferma che :
1 Riconoscere le unioni di fatto, comprese quelle omosessuali, danneggia la famiglia.
2 Le unioni civili non sono l’alternativa, sono l’apripista per il matrimonio e l’adozione omosessuali.
3 Le proposte anti-omofobia mettono in pericolo la libertà di espressione e di religione.
4 La legge naturale e il senso comune non valgono solo per i cattolici: sono in gioco principi e valori generali, che chiunque può riconoscere sulla base della ragione.
5 Considerare la marcia verso le unioni omosessuali come ‘irreversibile’ significa essere vittime del mito illuminista del progresso.
Invernizzi appare pessimista, oggi non “sembra esserci un’adeguata risposta da parte del mondo cattolico. Tutto appare fermo, come inebetito da una pressione mediatica e politica enorme (…) Non c’è una reazione adeguata alla portata dell’aggressione. Si cerca di tamponare e di rinviare, consapevoli che in Parlamento i numeri sono nettamente ostili alla famiglia. Bisogna prendere atto che una potentissima lobby è all’opera in tutto l’Occidente per convincere che non esiste un solo modello di famiglia perché non esiste una natura da rispettare. Ma se non esiste una natura, ogni desiderio deve essere accolto e legalizzato dalla politica. Questa è l’ideologia del gender”. Tuttavia non possiamo abbandonarci alla stanchezza,“dobbiamo pregare e fare pregare, organizzare incontri anche per poche persone, anche in case private, per presentare questo Manifesto, cioè per costruire delle relazioni fra persone, senza lasciarsi spaventare dalle forze in campo. Come disse il ven. Pio XII molti anni fa, si può perdere nella storia ma bisogna comunque salvare i princìpi, mostrare al mondo che qualcuno continua a difenderli e preparare culturalmente una rinascita, una nuova fase in cui le persone possano ritrovare la verità che hanno perduto o che non hanno mai ricevuto. Una nuova evangelizzazione in poche parole”. A tal proposito si dà appuntamento al prossimo 5 ottobre, quando si celebrerà qui a Milano un grande convegno, dal titolo: “Quale politica per la famiglia in Europa e in Italia”.
DOMENICO BONVEGNA
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