In pochi lunghissimi minuti l’Ateneo di Messina è riuscito a compiere un balzo all’indietro di quindici anni. E’ stato quando gli uomini della Dia, in conferenza stampa, hanno fatto capire che per il momento, l’Università, ha problemi di infiltrazioni mafiose e la meritocrazia trova posto solo sui propositi del Rettore che, in quanto neo eletto, non ha colpe su quanto scoperto. Il problema è che all’interno della struttura universitaria continuano a viverci persone sbagliate che ritengono lecito svolgere attività che di meritorio hanno ben poco: gestire gli esami universitario a proprio piacimento in cambio di soldi. Parole chiavi, finta ingenuità, frecciatine sottili. L’apparizione degli investigatori nelle aule dell’Ateneo ha reso evidente il malcostume che qualcuno sperava fosse stato estirpato con le precedenti operazioni della Procura. Oggi c’è chi parla di morte della speranza quasi a voler condannare il nuovo corso dell’Università – elezione del professore Pietro Navarra – fin troppo banale questa lettura, stereotipo di logiche non riconducibili al nuovo Magnifico. La speranza che qualcuno invoca è un termine che fa a pugni con la gestione di tante altre istituzioni e persino negli ordini professionali perché scandalizzarsi se pezzi deviati delle stesse la calpestano quotidianamente se poi nel nostro piccolo prevarichiamo sistematicamente gli altri? No, le cose non stanno proprio così: c’è da operare, da risanare, ma guai dirsi estranei all’abuso. La verità è che i messinesi si erano disabituati da molti anni a una comunicazione sociale efficace, giocata sul filo sottile dell’autorevolezza: dietro ogni velina si nasconde uno scambio di favori, di raccomandazioni. Si continua a sparare nel mucchio e si cerca l’applauso nella platea dei questuanti che tra Comune e Università son più di cento. Toccherà al Magnifico Navarra da “vecchio” giocatore di pallone creare gioco alle spalle degli attaccanti come era solito fare in gioventù. E siccome il “professore” non vuole rischiare troppo su un campo insidioso, ecco che preferisce non esagerare con punte e mezzepunte: i tempi nuovi richiedono sobrietà anche nelle parole. Chi la pensa in modo diverso non ha ovviamente gradito. Ecco il ritorno al passato, alla stagione sofferta accanto a spettri e sospetti. Ma la speranza, quella c’è e rimane intatta, perché Pietro Navarra, il professore Navarra, è simbolo di meritocrazia. In fin dei conti sin da ragazzo – assicura chi lo conosce bene – se la gioca fino in fondo: quello che non mi uccide mi fortifica. Ogni famiglia felice si assomiglia, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Ecco, non c’è speranza calpestata, nè speranza ritrovata. Ecco. C’è la voglia di rendere possibili le cose impossibili e farli risultare facili. Il lavoro per il Magnifico è appena iniziato: fuori i muscoli professor Pietro, non faccia sconti a nessuno!