Messina decresce, Messina invecchia, Messina non offre più opportunità e speranze. E’ il quadro che viene fuori dallo studio della Cisl su popolazione, mercato del lavoro, imprenditoria e ricchezza nella nostra provincia lanciato nel corso dell’Esecutivo provinciale del sindacato che si è tenuto nel pomeriggio all’Istituto Cuppari di San Placido Calonerò. Una condizione desolante per superare la quale, il segretario generale Tonino Genovese ha lanciato un appello al Commissario straordinario della Camera di Commercio, Francesco De Francesco, per la costituzione di un “Osservatorio Socio Economico Permanente” che “possa raccogliere, mettere in sinergia, e, in ultima analisi, leggere in maniera condivisa e continua la situazione del nostro territorio provinciale”.
“Risulta evidente – ha scritto Genovese al Commissario dell’Ente Camerale – la necessità di mettere insieme tutti gli attori istituzionali, economici, associativi, imprenditoriali, ai fini della creazione della migliore sinergia di azioni utili al superamento ed al rilancio dell’economia provinciale. Spesso in questi anni, abbiamo singolarmente ricercato le migliori letture che specchiassero la realtà territoriale, ricercando tutti quegli elementi utili e necessari in tal senso, ma sinora, a nostro avviso, da un lato vi è stata la grande difficoltà di reperimento dei dati, dall’altro, cosa ancora più importante, non si è riusciti a mettere insieme tutti gli indicatori in maniera organica, continuativa e sinergica”.
Dallo studio della Cisl di Messina presentato nel corso dell’Esecutivo emerge come, nella provincia messinese, si è passati da 658.924 residenti nel 2004 a 649.824 in nove anni, è diminuito il tasso di natalità, aumentano gli over 65 e diminuiscono i giovani (-2.926 pari al 3,27%). E nemmeno la popolazione straniera riesce più a compensare anche se è aumentata al 3,6% della popolazione (nel 2004 era l’1,6%), a testimonianza della bassa “attrattività” del territorio.
A questo è collegato l’aspetto riguardante il mercato del lavoro con un calo degli occupati, nei settori dell’agricoltura (diminuzione del 2,02% dal 2008), dell’industria (diminuzione del 3,78% dal 2008) e delle costruzioni (diminuzione del 1,63% dal 2008). La provincia di Messina,+ oltre che sul Pubblico Impiego, fonda il suo mercato del lavoro sul terziario che rappresenta complessivamente più del 70% degli occupati.
A dare evidenza alla crisi del territorio sono i dati degli ammortizzatori sociali che, comunque, stanno evitando il collasso del sistema produttivo. Nel solo anno 2012 si sono registrati 950 lavoratori in mobilità in deroga e 1.012 lavoratori coinvolti in Cig in deroga. Considerando il totale delle ore di Cig (ordinaria, straordinaria e in deroga) nel periodo 2008 – 2012 vediamo un incremento da 1.138.425 del 2008 a 3.792.844 nel 2012 (aumento del 233,16%).
I settori più colpiti risultano l’industria (da 793.640 ore del 2008 a 2.438.702 ore del 2012) e del commercio (da 4.104 ore del 2008 a 958.004 ore del 2012). L’edilizia mantiene un’oscillazione meno marcata (da 340.681 ore del 2008 si passa a 395.085 ore nel 2012).
“Sarebbe importante e utile – afferma il segretario generale della Cisl di Messina, Tonino Genovese – creare un sistema di lettura continua dei dati reali delle assunzioni e delle disoccupazioni, o degli avviamenti e cessazioni delle attività, per avere piena contezza dei flussi di entrata e di uscita dal “bacino delle disoccupazioni”, ma anche per capire com’è composto tale bacino, da quali lavoratori e, quindi, quali sono le azioni più opportune per far si che tale bacino venga a diminuire”. Che il mondo del lavoro messinese sia fragile lo testimoniano anche le tipologie di contratti che vengono utilizzati, con predominanza di “tempi determinato” sui contratti “a tempo indeterminato”. “Abbiamo rilevato – sottolinea Genovese – la tendenza da parte dei datori di lavoro, di abbandonare la forma di contratto indeterminata in favore di altre ritenute più ‘sostenibili’, confermando, in parte, il pesante clima di incertezza economica che continua a condizionare le scelte delle imprese in materia di assunzioni”.
Messina paga anche la presenza di un tessuto imprenditoriale fortemente spostato sulla produzione di servizi piuttosto che di beni: il terziario rappresenta il 61,7% delle imprese contro il 15,7% delle costruzioni, il 13,3% dell’agricoltura e il 9,2% dell’industria.
“Già solo questa prima lettura denota la debolezza del territorio messinese come dedito alla pochissima produzione di “prodotti” e invece caratterizzato da una maggiore propensione al consumo, oggi anch’esso in forte calo” evidenzia Genovese che poi aggiunge: “Un altro dato degno di nota è la data di costituzione delle aziende messinesi, che vede ormai scomparse le aziende storiche di Messina. Basti considerare che ben il 49% delle aziende si sono iscritte dopo il 2000, mentre le aziende antecedenti al 1989 costituiscono solo il 10% di quelle in attività. Dal 1995 al 2012 sono 52.407 le aziende cessate, circa 3.080 aziende l’anno”.
Dallo studio della Cisl si deduce, quindi, come Messina abbia un tessuto provinciale che tendenzialmente sta invecchiando nella sua popolazione, con un mercato del lavoro che sta trasformandosi sempre più verso forme contrattuali precarie e un tessuto imprenditoriale fortemente spostato sul terziario, a larga maggioranza costituito da imprese individuali.
La provincia di Messina risulta tra quelle con la peggiore capacità di risparmio rispetto al reddito complessivo, insieme alle provincie di Trapani, Caltanissetta, Agrigento e Siracusa che hanno tutte un ammontare del risparmio sotto i 3.000 euro anni, mentre solo le provincie di Palermo, Catania e Ragusa hanno capacità superiori e comunque in linea con il sud Italia. E’ evidente una crisi di liquidità che ha avuto l’effetto della riduzione dei depositi da parte delle imprese e l’aumento delle sofferenze, cioè dell’incapacità di sostenere il prestito.
“È necessario – conclude il segretario generale della Cisl messinese – fare sistema. Riunire tutti i dati sull’occupazione, sul mercato del lavoro e sulla ricchezza in possesso di Istituzioni, enti, soggetti sociali e operanti nel contesto occupazionale per avere, tutti, un quadro completo di come e dove intervenire nel territorio cittadino e provinciale soprattutto in questo momento di grave crisi. Un messaggio che abbiamo lanciato al Congresso provinciale, cioè quello di lavorare tutti insieme. Non servono statistiche isolate, ma numeri reali complessivi e studiati in sinergia per affrontare le difficoltà quotidiane delle famiglie e dei disoccupati”.