L’Università, in tutte le sue componenti, insieme alle associazioni facenti parte del Comitato XIX Luglio hanno commemorato la figura del giudice Paolo Borsellino e delle vittime della strage di via D’Amelio. All’iniziativa era presente una rappresentanza dell’associazione universitaria “Atreju”, anch’essa componente del Comitato XIX Luglio. L’Ateneo era rappresentato dal Pro-rettore vicario prof. Emanuele Scribano e dal Pro-rettore con delega alla Legalità, prof. Antonio Saitta. Assente il Rettore, prof. Pietro Navarra, fuori Messina per inderogabili impegni istituzionali. Il prof. Navarra sarà comunque presente alla fiaccolata che stasera partirà da piazza Castronovo, sempre per commemorare i morti di via D’Amelio. Tra le autorità, il sindaco Renato Accorinti, il presidente della Corte d’Appello Nicolò Fazio, oltre a diversi magistrati del Tribunale di Messina. Particolarmente toccante la cerimonia, con la deposizione di un cuscino di fiori, in piazza Pugliatti, ai piedi dell’albero di ulivo piantato il 19 luglio di sei anni fa a cura dell’associazione “Atreju”. Gli studenti, durante la cerimonia, hanno consegnato ai Pro-rettori ed alle autorità una maglietta con la scritta “Io non faccio esami facili”, a simboleggiare una richiesta di legalità nell’azione del nuovo governo d’ateneo, anche in relazione ai recenti fatti di cronaca. “L’ultima lettera scritta da Paolo Borsellino – ha detto il prof. Scribano – era indirizzata ad un docente di una scuola del Veneto. Un ultimo messaggio in bottiglia, lo potremmo definire, rivolto ai luoghi in cui si trasmette conoscenza ed insieme valori. Questo messaggio l’abbiamo raccolto, tradotto in un simbolo, questo albero di ulivo all’ingresso dell’Università”. “Ho ritenuto molto bello – ha affermato il prof. Saitta – che a collocare questo mazzo di fiori davanti all’albero che simboleggia il sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini della scorta fossero dei giovani, e in particolare dei giovani della nostra Università, per testimoniare l’impegno comune che li lega alle istituzioni”. “Siamo qui per commemorare il più grande eroe siciliano – le parole di Antonio De Domenico, studente dell’associazione ‘Atreju’ – come lo sono tutte le vittime di mafia, esempi per la nostra generazione, una molla che serve a spingerci ad amare questa terra, a voler fare qualcosa per migliorarla”. “Penso a un altro simbolo – ha detto il sindaco Renato Accorinti – come la macchina del giudice Falcone accartocciata dall’esplosione di Capaci. Faremo ufficialmente una richiesta, assieme ad altre organizzazioni anche qui presenti, per sistemarla come monumento in una piazza cittadina, affinché funga da monito e non si abbassi mai la guardia sul tema della mafia”. “Il sangue di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone, degli uomini della scorta – ha concluso il dott. Nicolò Fazio – è stato un seme fecondo. È cresciuto il culto della legalità e lo dimostra oggi la presenza dei giovani e delle autorità”.