Vincenzo Bonaventura come presidente dell’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina? Sì, l’idea mi piace: per amore e per orgoglio. Preferisco Vincenzo – e in questa scelta c’è anche un pezzetto di sentimento – tra i cento e più che si candidano con l’arroganza della ragione. Nella Messina post rivoluzione accorintiana occorre mettere dei paletti per non disperdere quanto di buono produce questa terra. Anche nell’arte. E qui vengo e mi spiego. Si parla spesso di identità, di vocazione a una certa forma espressiva. Nell’opera come nella guida. In effetti accade spesso che si possa identificare in un movimento creativo e rivoluzionario una sorta di vocabolario che viene messo in opera più o meno totalmente in ogni spettacolo, senza mai rovesciarsi o ampliarsi di molto. Far ripartire l’ente Teatro non sarà semplice e non sarà missione facile, anzi… e a scanso di equivoci o pregiudizi, non si tratta di una critica sterile ma di una constatazione. Bene, fra le persone che possono riuscire nell’impresa Vincenzo mi sembra il migliore: ha in dote l’esperienza necessaria, la professionalità culturale, l’estro dell’artista. E poi, soprattutto riconosco in lui l’umiltà di mettersi sempre in gioco. Una qualità che vorrei rubargli insieme con la scrittura creativa. Certo le cose dette prima di una nomina sono tutte belle, buone e cariche di sentimento. Ma al di là di quel che penso di Vincenzo credo che gli vada riconosciuta l’opportunità di essere utile una volta di più per Messina. Una buona occasione per verificarlo è l’incarico come presidente dell’Ente Autonomo Regionale Teatro. E dietro alla cornice spicca la sua indole da professionista della parole, del pensiero e dell’idea. Non c’è spazio nella mia riflessione su Vincenzo per la tiratina di giacca con lo sguardo rivolto alla sedia lì accanto, che è e rimarrà vuota. Non sono a caccia di uffici stampa, né di generosi padrini, né tanto meno, Vincenzo conoscendomi meglio di tanti altri, si azzarderebbe a propormi qualche incarico: mi rispetta troppo. Chiarito questo a beneficio dei cretini spero di non avergli procurato dei guai nell’aver promosso la sua causa come presidente del Teatro. Dietro la caccia alla poltrona vuota, c’è la porta d’ingresso per i candidati: di lì, al suono della politica entreranno con le sagome cariche di medaglie al valore. Ma cosa ci si può fare con una storia così? Oggi è il momento di passare all’azione e decidere una volta per tutte con la testa: il protagonista è Vincenzo. L’anima della rivoluzione è tornata, al fianco della sua postazione è visibile il suo bagaglio d’esperienza: si chiama arte. Non l’ha ordinato il medico di guidare il Teatro, ma se proprio è necessario chi meglio di Vincenzo Bonaventura? E’ chiaro che per essere vincente questa idea deve essere condivisa, IMG Press ha aperto una strada e chissà che non continui sino alla meta.
Roberto Gugliotta