Nell’era del virtuale non c’è da stupirsi se anche la politica si adegua. Nel senso che decida di farsi rappresentare da un nick, da una faccia senza corpo. Come nel caso del Comune di Messina dove ufficialmente un sindaco in carne e ossa c’è, Renato Accorinti, ma da quando è stato eletto è stato “blindato” dal Comitato protettore. Loro decidono e lui esegue. Loro dettano i tempi e lui balla. Hai voglia di sostenere che è iniziata una rivoluzione dal basso, che apri le stanze del Comune se poi è diventato impossibile incontrare Accorinti. Di più. C’è un cordone protettivo attorno a lui quasi fosse di colpo uno incapace di ragionare… magari perché il COMITATO ha paura delle sue “sparate”. E così il sindaco dal basso è diventato un nick, una scritta su una maglia e nulla più. A decidere sono altri, persone che la città non ha votato: una fregatura, un equivoco, una moda! Che le cose non sono come appaiano lo dimostrano le tante lamentele della base accorintiana che prima parlava con Renato con facilità e oggi non riesce neppure a salutarlo se il COMITATO non dà l’ok. D’accordo hanno festeggiato l’apertura delle porte di Palazzo Zanca ma ci sono barriere invisibili più micidiali di porte e catene. La base mormora … e presto il malumore si potrebbe estendere in città. L’equivoco pericoloso di chi si affida agli slogan senza poi essere davvero un paladino del popolo. Antico metodo della politica affaristica brava a confondere tutti e mettersi d’accordo con il SISTEMA: dopo una guerra a chi importa dei poveri soldati morti sul campo? Si pensa solo agli affari, al potere! In fin dei conti il COMITATO protettore di Accorinti ha usato la barba di Renato come immagine rivoluzionaria, le sue bizzarre magliette come sfondo e la rabbia dei cittadini come carburante. Quindi la comunicazione stile Grillo: sparare sulla Croce rossa dei partiti e dei loro uomini, l’angoscia di apparire sempre un passo avanti rispetto al fastidio tanto diffuso quanto indistinto verso la nomenclatura del potere. Così nasce la rivoluzione del sindaco scalzo e virtuale: l’illusione di una comunità delusa e derisa di sbaragliare una politica corrotta, noiosa e invadente. E che invece con abilità e scaltrezza resta in sella grazie al COMITATO stesso. I controllori di Accorinti nulla hanno da invidiare quanto a ossequio e caramello rispetto a quelli, per esempio, di Peppino Buzzanca. Nulla è come appare c’è tanto di vecchio nel nuovo che avanza. Con l’aggravante di un sindaco virtuale: barba e magliette colorate non fanno politica. Non indicano la strada né la cura per guarire Messina. Anche perché servono meno parole e più fatti.